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Il senso del Premio Letterario Avv. Valentino Brunetti

Argomento: Letteratura

di guido brunetti
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Pubblicato il 29/09/2025 16:14:28

 

 

 

Gaia Stivaletta

 

Il senso profondo ed autentico del "Premio Avv. Valentino Brunetti"

Riflessoni sulla dimensione umana, morale e metafisica della perdita di una persona cara

 

 Sabato 27 ettembre 2025 si è svolta la cerimonia di consegna del "Premio Avv. Valentino Brunetti" nella Sala Consiliare del Comune di Pescara. L' aula, gremita di autorità, cittadini e autori, si è trasformata in un'esplosione di emozioni, sentimenti e riflessioni. Sono numerosi i temi  suscitati dall'evento.

 

Nella storia dell’umanità, l’arte, ad esempio, ha sempre occupato un ruolo centrale nell’espressione dell’Io più profondo, e non c’è maniera migliore di mettere a nudo i propri sentimenti se non attraverso la contemplazione catartica di un’opera d’arte. Alla luce di ciò, mi sono imbattuta nel dipinto “Spirit” del pittore francese George Roux, che ritrae un uomo nell’atto di osservare l’apparizione del fantasma della donna amata sfortunatamente scomparsa.

 

Il dipinto, estremamente suggestivo, sottolinea come una persona cara venuta a mancare non scompaia completamente: seppur la sensibilità empirica non possa percepire la sua presenza, l’anima, capace di andare oltre il mondo dei corpi, continua a sentire la sua presenza immateriale, intangibile e sfuggente.

 

E’ proprio dalla necessità del professor Brunetti di mantenere vivo il ricordo che nasce il premio letterario “Avv. Valentino Brunetti”. “Ho cercato- ha dichiarato il professor Brunetti, papà di Valentino- un termine sul vocabolario per descrivere la grandissima sofferenza che si prova per la perdita dell’amatissimo Valentino. Non l’ho trovato. Non c’è una parola capace di esprimere il senso profondo e autentico di questo dolore. La lingua italiana non è in grado di manifestare o spiegare questa condizione”.

 

“Perché- afferma Dostoevskij- muoiono tante persone innocenti e vivono tanti individui malvagi?”. In questo mondo, i malvagi “godono” e i giusti “soffrono”. E’ l’ingiustizia terrena. E’ il mistero della sofferenza.

 

Il problema del male da sempre ha angosciato lo spirito umano. Come spiegare questo mistero? E’ una sfida alla ragione che non sa chiarire il problema del male. Anche il pensiero di autori come Freud non aggiunge nulla a tale comprensione. “La perdita di una persona amata- scrive il padre della psicoanalisi- comporta uno stato d’animo doloroso, la perdita d’interesse per il mondo esterno e delle capacità di scegliere un nuovo oggetto d’amore”.

 

Secondo Freud “occorre elaborare il lutto, aprendo alla speranza, al nuovo”. Caro Freud, quale speranza? Sperare che cosa? Hai perduto un figlio: che c’è da sperare. “Per quanto ci riguarda, mia moglie ed io- ha concluso Brunetti- viviamo pienamente il dolore, accettando tutte le emozioni che ne derivano. Noi riteniamo- d’accordo con il grande filosofo e teologo Sant’Agostino- che un aspetto importante sia quello di onorare la memoria del nostro Valentino, mantenendo vivo il legame simbolico, affettivo, emotivo e mentale e trovando significato nel suo ricordo, come ad esempio l’istituzione del “Premio Avv. Valentino Brunetti” che si celebra a Pescara il 27 settembre 2025”.

 

Il lutto svuota il valore della parola “speranza”, la “speme” citata da Leopardi in “A Silvia” quando scrive “ Quando sovviemmi di cotanta speme / un affetto mi preme / acerbo e sconsolato / e tornami a doler di mia sventura” ; versi che poi assumeranno vesti neuroscientifiche culminando in ciò che Freud chiama “coazione a ripetere”: la ripetizione nella mente dell’individuo di una scena dolorosa, con il fine di dominare i suoi effetti impetuosi, che si estendono dalla negazione dell’accaduto, all’ansia e alla paura, fino a reazioni di rabbia e violenza.

 

E’ sufficiente fare un passo indietro per arrivare al periodo dell’antica Grecia per osservare come queste sindromi venivano affrontate attraverso il mito: Orfeo, dopo la morte della sua cara Euridice, scende negli Inferi per recuperare la sua anima pur di non lasciarla andare; oppure Achille, che dopo aver scoperto dell’assassinio da parte di Ettore di suo cugino Patroclo, sprofonda in un baratro di ira e disperazione che sfocia nella sete di vendetta, tema che verrà ripreso nell’800 da Emily Brontë nel suo romanzo “Cime tempestose”, che narra la rivalsa di Heathcliff sulla famiglia della sua amata Catherine dopo il suo decesso, e delinea una scrittura “psicologica” che troverà il suo acme assumendo una connotazione psicoanalitica con Svevo e Pirandello.

 

Ma ci sono anche grandi figure letterarie che hanno dato consolazione al loro “io” lacerato dal lutto grazie alla letteratura e al bello poetico: la “Divina Commedia”, opera più celebre della letteratura italiana, è un omaggio da parte di Dante alla sua Beatrice caduta nel sonno eterno, oppure il carme “Dei Sepolcri”, attraverso il quale Foscolo supera il nichilismo tipico del suo pensiero, esplicato dal simbolo della tomba, conservatrice del ricordo del defunto ma oggetto dell’azione distruttiva del tempo, attraverso la poesia, che può soddisfare il bisogno di eternità del poeta.

 

Per concludere, riprendo il pensiero freudiano secondo cui durante il periodo infantile, grazie all’influenza dei genitori, si forma nell’Io del bambino una particolare istanza chiamata Super-io, un influsso del passato subìto attraverso le altre persone; il padre della psicoanalisi, però, non ha tenuto in conto che il rapporto genitore-figlio non è unilaterale e, come il bambino viene influenzato dalla mamma e dal papà, così essi sono influenzati dal bambino: è questa alterazione nella mente dei genitori che rende così dolorosa la perdita e indissolubile il legame, lo stesso che l’Associazione “Essere Oltre” vuole celebrare per ricordare a ognuno di noi la propria umanità e la propria connessione con il prossimo e con il mondo. 


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