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Lo sviluppo mentale del bambino

Argomento: Filosofia/Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 26/11/2025 12:04:17

 

Guido Brunetti

Lo sviluppo mentale, emotivo e sociale del bambino

 

  Oggi, dopo un secolo dai rivoluzionari studi di Freud sull’importanza del vissuto del bambino per l’equilibrio mentale dell’adulto, c’è un forte interesse per lo sviluppo mentale, affettivo e sociale del bambino.

 

Le basi della ricerca scientifica sui problemi dell’infanzia vengono poste nei primi anni del Novecento, definito il secolo dell’infanzia sia per i progressi nella conoscenza dello sviluppo mentale del bambino che per l’attenzione verso i suoi diritti e bisogni. Sono state elaborate numerose teorie, che rappresentano un insieme di conoscenze vario ed esteso.

 

Nasce la psicologia sperimentale, Freud sviluppa la psicoanalisi, mentre J. B. Watson diventa una figura chiave del comportamentismo. Lo psichiatra francese, Alfred Binet, è considerato il padre dei test d’intelligenza. Jean Piaget, uno studioso che ha esercitato un’influenza profonda e duratura su tutta la psicologia e le pedagogie, rivoluzionando i metodi educativi, pubblica nel 1924 un libro fondamentale in materia, che s’intitola “Lo sviluppo mentale del bambino”.

 

Recentemente, sono state le nuove neuroscienze a imprimere una svolta definitiva nella ricerca sull’infanzia. Si tratta di un vasto campo che coinvolge, oltre alle nuove neuroscienze, anche molte altre discipline, quali neuropsichiatria infantile, psicoanalisi, etologia, genetica, medicina neonatale. Oggi, i neuroscienziati sostengono che se la psicologia e le pedagogie vogliono sopravvivere devono fondarsi su basi neuroscientifiche. La crisi della scuola, gli errori educativi e i conflitti che nascono tra genitori, docenti e adolescenti sono legati- aggiungono gli studiosi- anche alla mancanza di queste conoscenze scientifiche.

 

Riteniamo pertanto fondamentale effettuare un’analisi in materia, allo scopo di consentire a genitori e insegnanti di farsi una prima idea generale sullo sviluppo del bambino a livello mentale, emotivo e sociale.

 

Nel corso degli anni, lo sviluppo sia normale che patologico del bambino è stato visto lungo la linea del sempre più incremento ausilio scientifico attraverso autorevoli studiosi, quali Itard e Séguin, Esquirol e Dewey, Hanselman e Décroly e in Italia Sante De Sanctis, Maria Montessori e Giuseppe Ferruccio Montesano, seguiti da una schiera fittissima di studiosi fino ad oggi in tutte le nazioni. Negli Stati Uniti, le ricerche di molti studiosi, come Hall e Baldwin, evidenziano il ruolo dell’attività nella realizzazione dello sviluppo mentale del bambino.

 

Gli studi mostrano che la crescita del bambino è scandita da fasi di equilibrio, periodi di crisi e modificazioni. La vita tuttavia non comincia alla nascita, ma circa 270-284 giorni prima. Durante questo periodo, si compie – spiega Piaget- “uno sviluppo prodigioso, riguardante il cuore, il cervello, le stimolazioni esterne, ecc. E’ lo psichismo prenatale, uno psichismo in continuo divenire, una sequenza, per Osterrieth, unica e originale, una riorganizzazione incessante.

 

La nascita rappresenta per il bambino un trauma, uno sconvolgimento completo- afferma Bollea- del suo equilibrio. Per Freud, è “un’angoscia fisiologica”. Man mano che il fanciullo cresce e le sue possibilità aumentano, la sua personalità si arricchisce e le differenze individuali si precisano.

 

Sembra dunque cruciale il posto del bambino nell’ambiente sociale. Oggi, l’ambiente in cui egli viene concepito, allevato ed educato muta ad un ritmo impressionante. Il modello tradizionale della famiglia è praticamente scomparso, dando luogo a numerosi cambiamenti e a forme nuove di vita. Ogni gerarchia di principi e valori viene ridotta ad egoismo, successo e denaro. Vengono ricordati continuamente i diritti del minore In realtà, questi vengono quotidianamente calpestati. I suoi bisogni primari e le sue esigenze di crescita fisica e mentale passano in secondo piano.

 

Storicamente- sostengono gli studiosi- il ruolo del bambino si è trasformato sino ad essere concepito come oggetto di studio e di educazione, a partire dai primi anni del Novecento. Le prime ricerche dimostrano l’importanza vitale della relazione precoce madre-bambino e i gravi e disastrosi danni psichiatrici della carenza di cure materne. Evidenziando come i disturbi dell’adulto siano generati da difficoltà e conflitti infantili soprattutto a livello dei rapporti con i genitori e di risposte inadeguate ai bisogni del neonato.

 

Esiste inoltre un’abbondante letteratura scientifica sulle nefaste conseguenze per il bambino dell’impossibilità dell’attaccamento e sono stati descritti modelli di relazione patogeni con i genitori. Le ricerche infine si sono interessate anche al ruolo del padre e alle modalità in cui egli può essere coinvolto in un congruente accudimento del bambino. La neuropsichiatria infantile da tempo ha rilevato che quando la relazione genitori-bambino è assente o insoddisfacente ne conseguono disturbi psicosomatici e psichiatrici”.

 

Il ruolo dell’ambiente e della società appare al riguardo fondamentale. L’analisi della società presenta aspetti multiformi, e appare sempre in evoluzione. I suoi tratti emergenti fanno riferimento al nichilismo, all’incertezza sul presente e sul futuro, al malessere esistenziale e a forme di nevrosi individuale e collettiva. Non riesce più a trasmettere principi e valori consolidati nei millenni, creando enormi difficoltà a genitori e insegnanti nell’ educazione dei ragazzi.

 

I dati ci dicono che crescono nuove forme di disturbi psichiatrici, come la sindrome ‘ringxiety’, ansia da squillo, la sensazione di udire gli squilli del cellulare anche se nessuno sta chiamando. O la sindrome ‘hikikomori’, parola giapponese che significa ‘ritiro sociale, stare in disparte’. E’ la società che insieme con il patrimonio genetico condiziona profondamente la crescita organica, mentale, emotiva e socio-culturale del bambino.

 

In questo contesto, l’attuale famiglia nucleare sta subendo una mutazione antropologica, anche a causa di divorzio, separazione e crisi del modello tradizionale della famiglia. Il bambino cresce in un ambiente insicuro, non protetto, mutevole, ansiogeno. In una famiglia e in una società così mutevole, il ruolo dell’adolescente con le sue esigenze e aspettative varia da famiglia a famiglia e da cultura a cultura.

 

Un posto primario viene svolto dalla diade madre- bambino. Tutta la letteratura neuro scientifica e psicoanalitica ha dimostrato l’importanza fondamentale per la crescita del neonato di questa relazione. Il desiderio di maternità, la gravidanza, gli scambi fisici ed affettivi con il feto e il neonato sono i principali fattori che assicurano la identità di madre e spiegano l’origine e lo sviluppo dei legami che uniscono in modo specifico la madre e il bambino.

 

E’ stato Freud a delineare un’immagine di madre idonea nel creare “un’unione indissolubile” con il figlio. Con le sue ‘specifiche qualità’, la madre riesce a creare gli organizzatori cerebrali e rendere concrete le competenze precoci del neonato. L’assenza della madre rappresenta per lui un reale pericolo di autodistruzione e distruzione. E’ una situazione devastante. Questo forte legame del lattante con la madre è stato definito da molti scienziati come base dell’istinto filiale. Anche il padre è una figura importante.

 

Le ricerche mostrano che i padri hanno imparato a occuparsi meglio dei loro figli e a trovare gratificazione nel predisporre tali cure. I nuovi padri svolgono anch’essi le ‘cure genitoriali’. Questi comportamenti, tuttavia, non rappresentano ‘capacità completamente uguali a quelle femminili’. I maschi hanno infatti un loro modo particolare di accudire i bambini, di tenerli in braccio e di cullarli. Il ‘paternage’ è dunque un complesso processo che mostra i diversi ruoli del padre, il quale è portato a trattare in modo differente i maschi e le femmine, a instaurare modalità affettive più aggressive della madre e a realizzare un Super-io che proibisce e censura.

 

Concludiamo, dicendo che l’adolescente è attratto dal futuro, che si caratterizza, secondo Beets, con la tendenza all’esplorazione. Gli studi di gruppo- dicono Blair e Burton- fanno apparire il ragazzo “spensierato, sereno ed allegro, mentre le indagini individuali rivelano molta tensione e molti conflitti”. L’ inizio di una nuova fase della vita, il ripiegamento difensivo su se stesso e l’esaltazione incerta del proprio Io, le preoccupazioni egocentriche, più o meno di natura metafisica, il risveglio della sensualità dovuto alle trasformazioni neurobiologiche segnano, secondo Osterrieth, l’inizio di una nuova fase della vita. Una nuova avventura dell’esistenza umana.


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