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La perfettibilità mozartiana indagata da Alfred Tomatis

Argomento: Musica

di Anna Laura Longo
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Pubblicato il 22/03/2023 13:35:04

"Inoltrandosi verso la struttura invisibile dell’infrasonoro, Mozart ha tradotto per noi quelle volute di suoni che smuovono dei silenzi apparenti. Ciò che egli esprime entra tangibilmente in noi.”

Sono parole di certo elogiative, tuttavia non è un mero elogio quello che scorre tra le pagine di Perché Mozart? (Ibis edizioni) di Alfred Tomatis, ma una vera e propria motivazione all’ascolto.

 Il volume è stato più volte tradotto e ripubblicato in Italia e all’estero. Il medico e otorinolaringoiatra francese ha provato a mettere in evidenza le connessioni possibili tra suono e mondo, costruendo una teoria medico-scientifica, ma anche filosofica, basata sulla centralità dell’udito.

 

Sarà quindi utile, a distanza di diverso tempo, tornare a cimentarsi in una rilettura dei principali saggi pubblicati, nella gran parte dei quali aleggia la necessità di addentrarsi nel tempo e nella sfera musicale, attraverso una risonanza con l’universo. Guardando inoltre alla materia sonora come a un qualcosa di mobilitante.

La figura mozartiana emerge con particolare forza nel percorso di Alfred Tomatis e, nel volume su indicato, vengono propriamente spiegate le scelte e le puntuali direzioni di avvicinamento. La musica mozartiana, all’interno di questa visione, è divenuta basilare per una riabilitazione dell’ascolto.

“Il suo strumento non era il piano o il violino, ma l’uomo”. Ci ricorda Tomatis.

“Non è mia intenzione fare di Mozart un essere disincarnato. Fu incarnato e molto. Ma la sua appartenenza al mondo si rivela essere un’appartenenza ad ogni tempo. Benché si sia cristallizzato in un momento, in un luogo, in un istante epicritico in cui tutto ciò doveva veramente accadere”.

L’invito principale consiste nel saper afferrare quel sottile equilibrio "che fa sì che il cosmo canti e l’uomo gli risponda, strutturandosi nelle sue molecole". Per questa ragione la musica può riguardarci così da vicino. Essa ha tradotto – e continua a saper tradurre- i ritmi eterni sapendoli adattare ai nostri neuroni.

Mozart, da questo punto di vista, si colloca oltre l’identificazione: è stato soprattutto attraversato dall’intuizione. Tomatis nel suo libro produce un fugace accostamento con la figura di Einstein: Mozart e Einstein hanno saputo scoprire il mondo della trasparenza, all’interno del loro essere visionari, nel dialogo con l’infinito.

La visione di Tomatis in ogni caso non è affatto musicologica ma, per l’appunto, motivata da ragioni neurofisiologiche e spiegata attraverso meccanismi di reazione uditiva, cerebrale, corporea.

Il metodo Tomatis è fondamentalmente una tecnica di rieducazione dell’orecchio di tipo sonico-vibrazionale. Essa affida soprattutto all’orecchio destro una funzione direttrice all’interno del circuito audio-vocale.

Tomatis ha studiato come l’ascolto di Mozart possa essere diverso non solamente sul piano musicale, ma in funzione degli effetti neuro-psico-fisiologici innescati. Nei suoi scritti ci parla dunque della profondità delle risposte corporee ai suoni, alle frequenze e ai ritmi. La musica è inquadrata nella sua interezza, vista come portatrice e, soprattutto, responsabile di una grande possibilità di integrazione con l’apparato corporeo.

Il campo di applicazione induce a modificare gradatamente la struttura psicologica per liberarla dai blocchi che ostacolano l’ascolto.

E da questo punto di vista è stato dimostrato come Mozart mobiliti il sistema nervoso affinché sia possibile integrare e “aprire”.

L’orecchio, nel metodo Tomatis,  è guidato nell’ascolto in modo tale che possa diventare capace di eseguire delle discriminazioni frequenziali, ma non è tutto: esso infatti è gradualmente spinto ad adattarsi a un processo  decisamente articolato e soprattutto vitale.

 In Perché Mozart? l’autore ci avverte tuttavia di come l’avvicinamento a un personaggio leggendario renda il discorso non privo di pericoli. Il rischio principale probabilmente può esser quello di costruire una sorta di immagine irreale. Si rivela di certo difficile cogliere la totalità di un’opera, tanto più di un soggetto d’eccezione. Quando Mozart si esprime con la musica tutto ciò che abbozza, che realizza o che tenta, si appella a regole ontologicamente presenti nell’uomo e non alterate dal sociale. Egli sa realizzare la separazione tra essenza e esistenza. Non permette interferenze tra l’invisibile e il concreto.

Il rifugio nell’invisibile avviene in ogni caso senza abbandonare il mondo.

Ci troviamo in contatto con una creatività permanente mista a provvisorietà e imprevedibilità. Ma, poiché analizzare implica la necessità di oggettivare, sarà utile pur sempre stabilire una distanza sufficiente per non avvicinarsi troppo e perdere la visione d‘insieme. E quindi lo scopo sarà quello di provare a fornire a ogni istante una sufficiente focalizzazione sulla globalità dell’opera. Questo il tentativo compiuto da Tomatis dinanzi all’esperienza del compositore salisburghese, definito multiforme e al tempo stesso meravigliosamente compatto.

In Mozart si verifica certamente una trasfigurazione della musica. Essa infatti diviene – anzi si rende-  inafferrabile: non ce ne possiamo impadronire. La direzione, come già detto, è nell’invisibile oltre l’udibile.

Mozart, in quanto promotore di una sorta di avventura iniziatica, è racchiuso dunque nell’involucro umano. La sua creazione può considerarsi incontaminata, è della stessa qualità dei silenzi che cantano in noi. Potrebbe sembrare una semplificazione. Ma non lo è affatto. Nel terreno mozartiano si ritrovano infatti dispiegate abbondanza e varietà, unite a una formidabile capacità di entrare in un ritmo limpido di progressione ideale. E nel gioco di interazioni mozartiane sarà possibile, in parte, ritrovare noi stesse e noi stessi.

 


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