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Meravigliosa, meravigliosa vita.

di Cristina Pongiluppi
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Pubblicato il 14/02/2016 17:32:28

  Da adolescente il silenzio mi intimoriva, lo respingevo come un nemico, era la rappresentazione del fallimento. Un telefono muto, ai tempi, mi spaventava più della malattia, della morte o di un quattro di latino. Ricordo molto bene la sensazione di quelle domeniche infinite, in cui tutto taceva. Su Radio Italia passavano in continuazione “Buona domenica” di Venditti. Odiavo quella canzone. Ai tempi avevo paura della solitudine.

  Sono una persona complicata, spigolosa, mi hanno insegnato ad essere così? La vita mi ha insegnato ad essere così ruvida? Non lo so. Però sono affascinata dalle persone spigolose come me, quelle che dietro le spine nascondono un universo di sentimenti da scoprire. Persone "vere", che dicono fuori dai denti: “Se mi vuoi conoscere mi devi conquistare, ma lo devi volere veramente, perché io non mi concedo a tutti.” Quelli sono i muri che, una volta oltrepassati, fanno innamorare della vita. Volti che anche a distanza di tempo, continuo a portare dentro. Serrature invecchiate, che faticano a scattare, ma quando la porta si apre, rivelano un tesoro in soffitta che aspetta di essere spolverato, riportato alla luce. Credo questo sia il motivo per cui ai tempi, la domenica, spesso, il telefono non squillava. Però chi chiamava allora,  lo fa ancora adesso.

  Oggi il silenzio è un caro amico, difficile da incontrare. Quindi, in una giornata come questa, in cui la casa è vuota, in penombra, il cielo grigio e l’acqua compre impercettibilmente gli oggetti, con il suo pulviscolo silenzioso, io sono qui, seduta sul divano, con una morbida coperta sulle gambe, a fare un bagno di silenzio, ristoratore, splendido silenzio.

  All’inizio sono quasi intimorita. Il vuoto di rumore sembra inghiottire le stanze, privarle della loro normalità e restituire spazi che non conosco, o forse non ricordo. Emozioni che la routine rumorosa tende a portare via, far svanire. Tutto rallenta e provo un’eccitazione ingiustificata, una sensazione di potere sul mio qui e ora. Mi scappa una risata, mi accontento di poco.

  Da ragazza il potere era la libertà di volare via. Immaginando il mio futuro, dipingevo una fuga senza ritorno, in giro per il mondo, senza famiglia, patria, radici. Oggi libertà è concedermi di essere me stessa e ciò che mi da serenità è il silenzio assordante del luogo più scontato, radicato, confinato e caldo che io conosca: casa mia.

  Assaporo il momento in cui tutta l’energia, il frastuono, la felicità, che fanno parte della mia squilibrata esistenza, escono dalla porta per lasciare il vuoto. Un vuoto che sa di loro, che mi restituisce gli stessi sguardi, le stesse risate del quotidiano, ma mi consente di gustare, assaporare, fissare nella mente, nella memoria, nel cuore. Rileggo ciò che ho vissuto una seconda volta, con infinita dolcezza, rabbia, paura, perplessità, commozione.

  Nel chiudere la porta al rumore della vita, riscopro la vita stessa, i suoi colori, la sua semplice straordinarietà.

  Sono seduta accanto alla finestra, la luce illumina le pagine dell’ultimo libro che sto leggendo. Inaspettato, forte, carico di ricordi, uno di quei libri che meritano la lettura, per il loro potere evocativo, per la sincerità. Sono parole di un amico, un Amico che rivivo e riscopro attraverso le sue stesse parole. Che forza hanno le parole! Mi sento meno sola.

  Perché nel silenzio il rischio di subire la solitudine esiste, anche se a me capita raramente. Non perché io non mi trovi ad essere sola, ma perché preferisco lasciarmi cullare dalla solitudine. Mi piace la percezione di essere completamente a mio agio con me stessa, senza recitare una parte, di madre, moglie, figlia o amica. Me stessa, priva di maschere che altri mi fanno indossare, senza attacchi, assalti da cui difendersi. Sola per scelta, per attimi, per una parentesi, sola per gioco.

  La solitudine “vera”, tagliente, disperata, quella no, quella non mi piace, non mi appartiene. Il mio silenzio è un silenzio carico di autocritica, di amici con cui pianificare il fine settimana, di stronzate da ricordare, di confessioni da condividere, di fotografie da riguardare. Sono una solitaria snob, privilegiata, scelgo la mia solitudine, la assaporo fino a che la realtà non fa nuovamente irruzione dalla porta di casa.

  Ma quelle ore, quelle poche ore in cui il mio spazio si svuota di tutto, affetti, suoni, responsabilità, proprio in quel momento la mia esistenza mi investe con tutta la sua forza, la sua energia. E riprendo a respirare, in questa mia complessa, insopportabile, faticosa vita. Meravigliosa, meravigliosa vita.

 


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