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45 Kg

di Cristina Pongiluppi
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Pubblicato il 24/01/2016 02:44:51

Mi chiamo Erika, ho  diciannove anni e sto cercando di diventare una persona migliore. Peso quarantacinque chili e sono alta un metro e settanta. Quando mi guardo allo specchio vedo le clavicole spuntare sotto il collo. Passo le mani sulle ossa sporgenti e provo un certo compiacimento. Se mi giro di schiena distinguo tutte le costole. Mi piego per infilare i jeans e osservo le vertebre dell’immagine riflessa, le posso contare una ad una. Quando sorrido vedo le vene colorare il mio viso sotto una pelle sottilissima. Una in particolare mi attraversa la fronte in diagonale, fa pressione, quasi a voler uscire dai contorni del volto. Le mascelle, abitualmente pronunciate, sono ora marcatamente sporgenti.

  Spesso mi dicono che sono troppo magra, al contrario penso di non essere mai stata così bella. Ci sono ancora alcuni punti del mio corpo su cui devo lavorare, ma il controllo del peso mi da una sensazione di potere. Mi sento forte, mi sento in grado di affrontare la vita.

  Mi concentro spesso su ciò che posso e non posso mangiare, pianifico con estrema precisione i miei pasti. Peso ogni alimento, se non mi è possibile, ho imparato a contare il cibo di modo da avere una corrispondenza tra peso e quantità.

  Non sento la fame e ho un cero disgusto verso chi si abbuffa. Il cibo è disciplina, deve essere esercitata con costanza.

Oggi ho comprato un nuovo paio di pantaloni, taglia 36. Ho provato una piacevole eccitazione nel constatare che erano da stringere. Ormai ho il pieno controllo del mio corpo, posso permettermi di vestire qualsiasi cosa.

  Ciò che indosso è diventato fondamentale. Prima non facevo troppo caso al mio abbigliamento, ma ora sento che tutti mi osservano, sono sempre al centro dell’attenzione. Il mio nuovo aspetto mi piace, ma allo stesso tempo mi mette a disagio. Come se le ossa scoperte mettessero a nudo la mia fragilità, la mia anima. Mi sento come se le persone potessero frugarmi nel profondo. Sono nuda agli occhi del mondo, non ho altra protezione che i vestiti che indosso. La mia armatura per combattere gli attacchi della realtà.

  Meno mangio più l’adrenalina in me cresce, mi sento energica. Più mi sento energica meno dormo. Un’insofferenza di fondo non mi fa chiudere occhio, quindi appena posso esco, sia di giorno sia di notte. Sono lontanissimi i tempi in cui trascorrevo la serata sonnecchiando davanti ad un film, abbracciata al mio ragazzo. Ora le mie giornate sono piene, veloci,  intense.

  Mi piace questa nuova persona, anche se ancora non la conosco bene. Certo fa un po’ di casini, fa scelte che in passato non avrei fatto, a volte è un po’ cinica, a volte un po’ spregiudicata, ma questo nuovo corpo si può permettere tutto. Forse ogni tanto sono un po’ sopra le righe, le mie reazioni forse un po’ eccessive, ma l’energia in me è tale che a volte è difficile da gestire.

  Non so se sono felice, forse ancora qualcosa da sistemare c’è, qualcosa ancora in me stride, come un ingranaggio fuori posto da aggiustare, ma sono dettagli.

Una parte della vecchia “me” mi manca: la sua serenità, la sua semplicità, la sua routine lenta, i suoi amici. Ora ovviamente ho nuove abitudini, quindi anche le compagnie sono cambiate. La litania dello “stai dimagrendo troppo” mi aveva stufato, ma i volti familiari un po’ mi mancano.

  Qualche volta sono un po’ confusa, ma è normale. Alcune giornate sono terribili, soprattutto quelle in famiglia, quando sono obbligata a mangiare. Terminato il pasto, appena posso, corro in bagno a liberarmi di quel peso sullo stomaco. Non subito, dopo circa una mezzora. Mi sono accorta che, se aspetto un po’, vomitare è più facile, meno doloroso. I cibi iniziano a scomporsi  nello stomaco e quando rimetto sono certa di non soffocare. Un paio di volte mi e capitato che il cibo, risalendo, fosse talmente compatto da impedirmi di respirare per alcuni istanti.

  Se posso mi lego i capelli, per non sporcarli, ma a volte è difficile bloccare le ciocche che ricadono sulla fronte. Allora le sistemo dietro le orecchie, sperando sia sufficiente. Mi tiro su le maniche per evitare di macchiarle,  sollevo il setto del gabinetto, mi piego, appoggio una mano sul bordo del bagno e sfrego l’indice e medio della mano destra sul fondo della lingua. Attraversata da uno spasmo mi libero. Per essere sicura di non assimilare nulla, continuo a provocare i conati fino a che non esce più niente.

  Gli occhi iniziano a lacrimare, e questo è un problema, perché devo sempre ricordare di portare con me rimmel, matita e fondotinta. Mia mamma si stupisce di questa mia attenzione per il trucco, sono sempre stata quello che si definisce una ragazza acqua e sapone.

  Mi sollevo un po’ dolorante, mi lavo accuratamente le mani e la faccia, controllando con attenzione di non avere gli zigomi sporchi. Poi sfrego le unghie sulla saponetta, con forza, per eliminare ogni residuo.

  Ho sempre lo spazzolino in borse. Una volta pulito il volto e le mani, mi lavo i denti con estrema attenzione, a lungo, per evitare che le persone sentano sgradevoli odori nell’avvicinarmi. A me quella puzza rimane nel naso, la sento ovunque. Dopodiché tiro la catena, controllo che sia tutto pulito, spruzzo del profumo ed esco dal bagno.

  Diciamo che adesso devo tenere sotto controllo molte cose, per non aumentare di peso, per non fami scoprire. Qualcuno potrebbe pensare che sono una bugiarda, ma si tratta di bugie a fin di bene. Gli altri non capirebbero, darebbero troppa importanza ad un semplice gesto di autodisciplina.

  La bilancia è in bagno, tra la doccia ed il cestino della biancheria sporca. La mattina appena sveglia, dopo pranzo e dopo cena la tiro fuori e controllo le oscillazioni del mio peso, per capire come le mie scelte alimentari influenzino lo spostamento della lancetta, anche in maniera quasi impercettibile.

  Tutte le sere vado in palestre, due ore di aerobica mi aiutano a tenermi in forma. In estate, dopo la palestre, mi dedico quasi sempre ad una corsa sul lungomare. Ultimamente mi sento un po’ stanca, faccio fatica a fare tutto.  Non posso cambiare però le mie abitudini, un rallentamento influirebbe sicuramente sul peso.

  A volte invidio le persone che non hanno bisogno di tutto questo impegno per stare bene, quelle che si accontentano della mediocrità. Io non posso permettermi di allentare la presa, devo mantenere le mie abitudini, perseguirle in maniera costante, ferrea. Sospenderle significherebbe la catastrofe. Non voglio, non posso tornare indietro. A volte mi sento in trappola, che stupida.


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