Pubblicato il 08/06/2021 10:06:57
Credo alla tua parola quando si fa culla del nome – respiro speso lungo i margini del corpo a farne casa scrivendo l’età delle mie ossa il dolore dei piedi scalzi la ruga sulla fronte. Il giorno ha assoldato centurie d’uccelli per la profezia – perché io rinasca come l’erba. Ho sempre avuto il cielo a reggere la pioggia a dire il mio tempo vegliato. Ora attendo la pronuncia della tua bocca – un fiato o un belato su fogli bianchi – per tornare viva quasi da un al di là.
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