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La lettera

di Ivan Fanucci
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Pubblicato il 11/05/2015 18:50:07

Qualche anno fa un mio amico mi disse che avrei trovato nel cassetto del mio comodino una lettera, scritta diversi anni fa da mio padre. Mi disse così mentre ero in cucina a preparare la cena. Il mio amico preso da una irrefrenabile curiosità aveva rovistato in camera mia, nel cassetto del mio comodino e aveva trovato questa lettera scritta da mio padre pochi mesi prima di morire. Ancora adesso ci penso, ma non ho mai avuto il coraggio di leggerla. Adesso la casa non è più mia, l'avevo venduta perché mi rattristava e desideravo più spazio per me e per la mia famiglia.

Mio padre aveva avuto, come desiderava, la fortuna di vedermi sposato e di tenere in braccio i suoi nipoti. Mi amava molto ma non avevo avuto la forza di vivere con così tanti suoi ricordi, nella casa dove ero cresciuto con mia nonna e mia madre, morta presto; io amavo i miei ma il tempo, come succede, li aveva strappati al mio amore. Mia nonna mi teneva quando i miei erano a lavoro e mi faceva giocare con i vecchi giocattoli di mia madre. Io li adoravo i miei, sempre felici e sorridenti, almeno questa era l'immagine che mi era rimasta impressa di loro. A tavola, la sera, si facevano lunghi discorsi su come si era svolta la giornata, un po' di televisione abbracciato a mia madre e nanna.

Poi come ho detto il tempo ha cambiato tutto, io e mio padre rimanevamo soli in casa la sera e non parlammo per molti anni fino a quando è mancato. Un giorno svoltai con la macchina vicino al vialetto dove c'era la mia casa di un tempo, mi fermai lentamente accanto al marciapiede e scesi. Bussai alla porta e una signora anziana mi venne ad aprire; mi chiese chi ero e io le risposi che da giovane avevo abitato in quella casa. Qualche anno fa l'avevo venduta a lei. L'anziana signora mi guardò da dietro i suoi spessi occhiali e mi riconobbe, le dissi che c'era una lettera scritta da mio padre prima che mi lasciasse, nel comodino della mia cameretta al piano di sopra e mi fece entrare. Mi offrì un succo di frutta ma rifiutai e gli chiesi se potevo andare a guardare, ma con mio dispiacere aveva venduto ad un rigattiere tutto il mobilio antico e anche quel comodino. Gli chiesi in quale negozio e dopo qualche telefonata mi diede l'indirizzo. Il rigattiere era vicino e quindi corsi con tutto il fiato che avevo verso l'antiquario. Una volta arrivato notai con dispiacere che il negozio si era trasferito in un'altra città e tutto il locale era sgombro. Sulla porta c'era il nuovo indirizzo, me lo segnai sul cellulare e tornai alla macchina.

Ne parlai con mia moglie, ci preparammo e il sabato seguente partimmo alla ricerca della lettera e del mio comodino. Chiamai il negozio per prendere un appuntamento con il commesso e non far così un viaggio a vuoto.

Partimmo dopo pranzo e dopo parecchie ore di viaggio arrivammo davanti al locale. Entrammo nel negozio, io tenevo per mano mio figlio e mia moglie aveva in braccio la piccola. Mi avvicinai al banco e parlai con il figlio del proprietario, gli descrissi accuratamente come era fatto il mobile, lui uscì da dietro il bancone e mi fece segno di seguirlo. Mi fece vedere un'infinità di comodini simili, ma io appena lo vidi lo riconobbi subito, era li che mi aspettava.

Gli chiesi se potessi aprire il cassetto e lui acconsentì visto che non era mai riuscito a venderlo, mi disse anche che stava per buttarlo via. Aprii lentamente il vecchio cassettino e dentro trovai la lettera, comprai il mobile e misi la busta nell'interno della mia giacca con le lacrime agli occhi. Non dissi una parola per tutto il viaggio.

La sera mi sedetti con mia moglie sul divano in salotto; fuori faceva freddo, era inverno e nevicava. Guardai e riguardai la lettera ancora sigillata poi lei mi incitò ad aprirla, dentro c'era una chiave e un foglio dove c'era scritto:

“Mio caro adoratissimo figlio

Ti devo confidare un segreto che mi ha tormentato da quando tua madre ci ha lasciati, sono passati molti anni, un segreto che non ho mai voluto svelarti per paura di perdere il tuo amore.

Io, la uccisi.

Uccisi tua madre in una notte di agosto, faceva caldo e col cuscino del letto la soffocai. Avevo scoperto che mi tradiva e che voleva portarti via da me.

Lei si trova nel solaio della nostra casa chiusa in un baule, quella che trovi nella lettera è la chiave del baule che si trova nell'angolo ad est, quando sarò morto ti prego seppelliscila vicino a me. Io la amavo alla follia ma di più amavo te e questi anni bui che ho vissuto con te nella menzogna mi hanno tormentato come mille inferni.

A te lascio questo semplice compito, dalle il riposo, il riposo che le ho strappato.

Ti amo infinitamente figlio mio.”

Io ho perdonato mio padre, tra i tormenti e la cruda realtà della vita ho ritrovato la pace insieme a mia moglie e ai miei figli. Dopo aver sepolto mia madre vicino a mio padre gli anni bui dei segreti e delle bugie sono finalmente svaniti lasciando solo una leggera polvere scacciata dal vento. Di notte ripenso sempre a quei due volti sorridenti e illuminati dal sole di un lontano agosto di tanti anni fa.


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