Pubblicato il 15/11/2012 19:43:54
Assalti notturni
Quel gusto ho cercato
di mandorle e ciminiere
accompagnato da silenzi e ronzii
quasi voci
(all’alba col
vento in faccia
la notte
ombra fra le ombre)
Ho danzato dentro le mura
di Lenach
in giorni lenti come muli
(strapparsi gli
ultimi vessilli
di un’era
primordiale)
Apatia e insofferenza
verso strane aritmie del
cuore
(ho lasciato la mia
cella ed ho
avuto fiducia del tuo
ridere)
Sorseggiare giorni fra campi viali e
cerchi sull’acqua
(portami con
te semplice e
sacro rito)
Mosto che fermenta
quasi vino
(quasi vita
dolce cuore di
maggio)
Di morire
ho avuto paura
morire di non-morte
e resuscitare di non-vita
(l’amore
a volte scuote
a volte tace)
Sono addolorato di non-dolore
(la finzione
copre le voragini
di sentieri)
Cercare linee da
tracciare dentro il
frastuono di
una penna
(sacro fuoco
Interiore)
Raccogliere
fra uno spazio e
l’altro un
rigo di
certezza
(il tuo verso
udito
avrei voluto cantare
e custodirlo
come vergine
vestale)
Chi mai sarà
questa figura che si
autodefinisce ad
ogni
sentiero battuto?
(timida stella
del mattino
ormai inoltrata da
sempre)
Lo strillo di un
mercante di cose
ascolto divertito
con i palmi delle
mani sulle
ginocchia e
cedo al seppiato
delle sue vecchie foto
(ho sempre scelto di
ammutolire fra boschi
di colonne
e stoffe tessute
al vento)
Il legno stagionato di
una vecchia nave
scricchiola da
sempre nella mia mente
(arpeggi
e ritornelli
serpeggiano
interplanetari)
Eccomi
eccomi qui
(foglie d’acanto
fra le pieghe )
A guardare
il tragitto
da me tracciato
attraverso parentesi tonde
(consiglio cauto
di un semicerchio
interposto
fra intelletto ed
emozione)
Sento sussurrare o
gridare non so
(profondo sonno
d’amore)
Qualcosa però è
giunta a me
(non esiste silenzio
che possa zittire
il fruscio di un fiume)
Il giorno vorrei cullare fra
queste braccia di cemento
(epifania che si
addormenta
estranea)
Questo mio
verbo che
trema di carne
di carne
quotidiana e
di sguardi
(non esiste odio
che possa raffreddare
Il calore di un fuoco)
Io come ogni
uomo sto sopra la
terra e come
ogni notte sulla
mia donna sorrido ai
sorrisi di lei
(grevi pensieri
sgrano
come un rosario
che non mi
appartiene più)
So che un giorno
sarà la terra a stare
sopra di me
o forse abiterò
in zolle che non
riconoscerò
(riti di
ciclici piani di
sopravvivenza
raccolti in linee
orizzontali fra
cielo e terra)
E la mia
donnaforse
sorriderà ancora di
irriconoscibili
sorrisi pianificati
(non esiste indifferenza
che possa nascondere
la luce di un falò)
Conducimi alla tua
grazia
bosco di parole
(sentieri
agrodolci di
pensieri e lamiere
contorte)
Oh fresche melodie
sparse su
goffe paure
(frecciate della tua
voce al
mio fianco)
Cosa nascondi
pescatore immobile
(stralci di
mattanze estive
sulle rive dell’ Anapo)
A inviolate pose
trasformi bocconi
fatti di
tempo e di
pane
(un fotogramma
dopo l’altro
a volte
senza trama)
Tu nemica
acronica non
devi più
essere triste
(preservi le
terre inviolate da
talami e
quotidiane parole)
Le rancide melodie
ho abbandonato
(come se
fosse tempo il
dischiudersi di un
petalo)
La mano adesso posa e
riposa su
piccoli seni
(tralci eleganti
sequenze di
vita)
Cosce levigate come
marmo
(seduto come se
fosse un
tempo indiviso)
Calmi fiotti
d’estasi
morbidi come
nebbia in
autunno
(cerchi di
un cuore da
sfamare)
Il tuo
sentiero vorrei
violare e
redimerti
(seriale gesto e
carne da
irrorare)
Essere tuo in una
dolce prigionia
(ergastolo di
emozioni)
Sei mia
dentro questa cella di
libertà
(condanna di
percorsi indefiniti)
Fa che io possa
apprezzare la tua
femminilità
(infrasensibili
pieghe)
Figlia di un
sole estivo del
sud
(impagabili
sudori)
Digrignano i
veti
urlano i
vecchi silenzi
(portare a
coorte le
terre di
essenze dionisiache)
Sorriso di un
incontro
sorriso di un
addio
(avrei voluto
imbarazzi per
ricominciare)
Tu eri come ti
vedevo
(al cospetto di
un ritmo
incalzante)
O forse come
avrei voluto vederti
(sangue di un
mefitico accordo)
Al tuo volto
ora grido
sequele di
pesi e misure
(correggersi in
corsa la
corsa)
Pezzi di
cielo e
litri di mare
(lascia che
sia)
Dirsi la
verità e
provarci ancora
ancora una
volta
(foglie di
mandarino e
miele degli
Iblei)
Tornare
finalmente a
casa
(io e
Il mondo
Intero)
Ricomincio la
rotta da te
vecchio porto di
innocenza
(parto di
mille
primavere)
Proteggi le
tue indefinibili
ossa dalle
mie ostentate
spalle
(irreversibile
accozzaglia di
anni)
Torneremo
insieme dentro le
mura di
Lenach a
masticare giorni
(portami a
volare con
te
Grande Madre)
Claudio Di Paola
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Claudio Di Paola, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|