Pubblicato il 05/03/2014 11:28:42
Com’è che Cristo ha amato l’Ingiustizia. La lenta mareggiata dei serpenti Per rendersi nel pane manto estremo E voce all’immortale valle in festa Com’è che Il Cristo, là sponda dei bugiardi Compone le medaglie da affidare Limandole d’attesa Al gergo del silenzio e poi al chissà Le bocche dei perdenti tramontano giù a diga Cercandosi un lamento sottomesso Che possa dirsi timbro celestiale Domani ripagato all’eden E all’oggi così sia Non c’è risposta fra luci ad alternanza. Le piaghe all’ombra non sanno la certezza Del polso nominato alla creazione. Non c’è riposo a perdonare Né veglia giusta a sterminare; Ché il tempo degli ulivi ha colli incerti Dondolandosi a stagione il vero e il falso Sul ramo germogliato sant’inganno Là nel fondo, posato cima e volto Lui vide il Cristo sanguinargli addosso Con tutte le ferite inflitte e amate Spogliandosi alla morte Menzogna generosa Lui Giuda il vero. Dal marmo riscaldato senza fiato Compose il suo segreto verme e marchio Pentito al chiodo ancora da piantare Con l’indice al sé stante D’amore primordiale rimpatriato Lui colpa e poi ponente. Vangelo chiuso al nome. La somma vana e il gesto da attardare. Lo scrupolo crudele e poi ferito Fra le labbra dissetate con la trebbia Di un giorno senza sera Lui orfano al respiro E figlio poi impiccato Con l’utile sepolto E il vuoto diramato nel calcagno Come una preghiera da capire Com’è che il Cristo ha amato l’Ingiustizia Il sangue in posatura e comunione Prima d’inondarci di salvezza Che martire fu prima a corda stretta
3 dicembre 2008
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