Nella luce distesa del mattino
resta qualcosa impigliato alle fronde
dei platani protesi a proteggere
i banchi disarmati del mercato.
Resta qualcosa impigliato ai tendoni
ai vulnerabili carciofi esposti,
già sbucciati, all'arcobaleno stinto
delle magliette appese alle grucce,
all'afrore di pesce fritto, a quello dei cani
trattenuti al guinzaglio
che si fiutano l'un l'altro il sedere,
ai sorrisi azzannati, condivisi
da questa umanità animale
aggrappata feroce alla vita,
alla fatica della presa.
Resta qualcosa impigliato
a qualcosa che rinasce,
per cui vale la pena esserci e confondersi
e innamorarsi ancora come i vecchi
che ancora non si fidano
di lasciare a casa il cappello,
che si tengono per mano
trascinando il carrello
con le verdure che spuntano
più colorate di un fiore,
più saporite delle rose.
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