Mi fa notare che la mia sintassi è a placche
e genera protusioni della spina verbale.
In pratica, la discopatia compare in parole povere
storpiando il tronco a capo,
cosa che addolora il lettore. Un obbrobrio,
per il suo gusto. Le voglio spiegare
che scrivo mela: che peccato!, ma intanto la zolla
sulla quale insiste la regione frontale
sposta l’espressione e genera vela: che pescato!,
Lei obietta che è solo un gioco lessicale, non certo poesia.
Vorrei sottolineare che davvero io vedo il frutto
gonfiarsi nel vento e trasportare l'umanità
sulla riva sbagliata (nemmeno le dico che tutto nasce
dal fare rotta su Dio!). La pancia in piena forma
gravida della polpa ora gravita
in un gioco che più di un gioco
non sarà mai.
Navigo tra le righe come un brigantino
con il sento in poppa. Serve spiegare
le parti di un componimento? Gli ingredienti
non sono quelli soliti, d'accordo, però
il cuoco impiatta a modo suo grani
carni e crocchie di angosture comuni.
Io lo faccio svuotando la polpa in vista
dell'ultimo torto che andrà in porto:
noi scemati da incomprensioni.
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