Pubblicato il 15/05/2015 17:08:35
Il pacco Da ragazzino, “infilavo la porta di casa” e me ne andavo a zonzo a prendere visione di ciò che il quotidiano offriva. Abitavo in centro, nel palazzo avito, e quindi con grande facilità potevo di volta in volta scegliere i “palcoscenici” a me più graditi. Particolare fascino aveva per me la vendita di paccottiglie varie che un espertissimo “venditore teatrante” ”offriva” a porta Carini. Il “Guitto”, così esordiva: “siori e siori non siamo qui in questa pubblica piazza per vendere lamette, ma solo per regalarle; venghino siori e siori venghino”. Intanto, come per magia, si formava un capannello di gente che nel prosieguo della piece diventava un’autentica platea. E nel mentre il “guitto” esortava il proprio “giovane di studio” a distribuire le lamette, che a detta di qualcuno erano buone solo per raschiare la pelle. Intanto il “miracolo” era avvenuto; la “platea” era lì, pronta a elargire il “tributo”in cambio dello spettacolo. E il “guitto” continuava: “Guardate che finezza, e che ricamo”. E mostrava una tovaglia, dichiarandone le misure e facendola scomparire prima che qualcuno potesse verificarle. E continuava: “Dimenticavo, questo pacco vale diecimila lire; vi può sembrare caro, ma io ci aggiungo una bambola di cinquanta centimetri, sei tovaglie da bagno e – mi voglio rovinare – ci metto dentro anche un servizio di posate per dodici”. Dulcis in fundo il “guitto” concludeva: “ Ora vi dico che non voglio da voi le diecimila lire, e nemmeno cinquemila, ma neppure tre e neanche due. Io vi do il pacco con tutto il suo contenuto per sole mille lire. SOLO MILLE LIRE.” Ed ecco che una autentica “ovazione” esplodeva dalla “platea” e tutti si tuffavano nella mischia per non perdere il “diritto” al “pacco” di mille lire, che comunque negli anni cinquanta erano una cifra. Non c’è dubbio che queste” sceneggiate”, alle quali così volentieri assistevo, erano prodromiche di certe televendite che si sarebbero poi viste molti anni più avanti. In ogni caso le televendite non hanno mai avuto il fascino di un “guitto in diretta” e soprattutto, per me, non c’era più la fanciullezza. E voglio ricordare che dire “ ti ficinu u paccu”” è assurto nello slang palermitano a inequivocabile significato di fregatura
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