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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Passa dal corpo il cielo


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 04/03/2013 12:00:00

 

Armenistis

 

Avevo quindici anni,

il corpo asciutto,

un vento incessante

sfiorava la pelle.

Bastava un tuffo

per cogliere il frutto del mare.

Mi parve che tutto

fosse per me: la terra il mare le stelle.

 

L'inganno cede nel tempo.

Sento a volte nell'aria una festa,

i profumi del mare,

inspiro e sono in Grecia, nei luoghi

che questa ha donato

perfetti ad un uomo imperfetto.

 

 

 

Non chiamarla debolezza

 

Come puoi chiamare debolezza

questo istinto a proteggere le cose,

questa voglia insensata di dolcezza?

 

Guarda la mia gioia, come canto,

come abbraccio la giovane sposa:

già s'è mutato in riso il pianto.

Non mi punge più la spina della rosa,

l'età non è rimpianto.

Tu non chiamarla debolezza.

 

 

 

Ciò che contando non trovo

 

Milioni di piedi, miliardi i passi,

troppo l'asfalto, miriadi di sassi.

Questo il mondo dove viviamo,

contare tutto non lo possiamo.

 

Così non contando vedo di nuovo

quello che contando non trovo:

gemme segrete in un mare di sguardi,

strade trovate tra milioni di passi.

 

Se siamo tanti non siamo mai troppi,

ché tutti si può vivere insieme

anche se c'è chi, non capendo, preme.

 

 

 

*

 

Stessi sempre con voi,

amici, quando Lui

ci ridarà il corpo. Perché

anche il Suo amore

passa da occhi, bocca, mani,

entra nelle orecchie, dalla pelle.

 

Con i nostri strumenti

canteremo la gioia

di non odiare né possedere,

ma scoltare per sempre,

accolti da uno sguardo

di infinito amore.

 

 

[ Poesie tratte da Passa dal corpo il cieloEdizioni Gazebo ]

 

 

 


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