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La chiave

di Stelvio Di Spigno
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Pubblicato il 05/11/2009 13:42:40

Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt), 2006

Vorrei riaprire le ante dei ricordi,
dipanare i lucchetti e ritrovare
le foto delle gite di mia madre,
il mulinello del nonno, il bulino
dei giocattoli e gli infiniti crucci
di quell’età; riaprire e assaporare
le zaffate di noce e melograno,
il tranviere di legno nel trumeau –
Ricordare di essere stato al mondo,
di avere, da bambino, conosciuto
qualcosa simile alla felicità.

Non cerco Paradisi
Perduti, oppure Origini Proibite,
ma quell’Eden dev’essere rimasto
per lunghi anni solitario, attiguo
a un anfratto di casa dove il sole
non è mai giunto; e in quella stanza morta
si trovano le corse giù al Fusaro,
le ginocchia sgranate, poi la vecchia
che filava dai giorni del Borbone,
e il fiato che di colpo mi mancava –

Poiché da allora sono fatto ottuso
che quel tempo ritorni in altra forma,
che rialzando il sudario si ritrovi
quel mondo senza macchia e senza orrore.
E ignoravo che sopra certe falle
di vita, le palpebre si chiudono
come al sole le verande di quel tempo
troppo lontano eppure già scontato.


















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