Pubblicato il 23/12/2020 13:58:55
Nuovi viaggi
Dal campo Inosservato uscii, l'orme ripresi Poco innanzi calcate, indi alla manca Piegai verso aquilone, e abbandonando battuti sentieri, in un'angusta oscura valle m'interna, ma quanto Più il passo procedea, tanto allo sguardo più spaziosa ella si fea. (A. Manzoni. Adelchi)
Parlavano, Ermanno e Giacomo, della possibilità di futuri viaggi. Giacomo: “Il Boeing ha già ridotto tempi e distanze, le nuove tecnologie le renderanno pleonastiche.” Ermanno: “Mi dà un senso di vuoto, di amarezza.” Giacomo: “Rimpianti? Magari si apriranno sconosciuti orizzonti nel modo di viaggiare!” Ermanno: “Viaggiare solo con la mente? Con i mezzi elettronici delle nuove tecnologie informatiche? Interrogando un computer?” Giacomo: “Potrebbe essere un esergo per nuovi viaggi.” Ermanno: “Mi fai venire in mente S. Dionigi che, dopo essere stato decapitato, camminava tenendo tra le mani la sua propria testa in modo da poterla consultare in ogni momento, semplicemente facendogli sollevare le palpebre e interrogandone gli occhi.” “Giacomo: “Sacro e profano? Per ironizzare stai sconfinando nel macabro?” “Ermanno: “Ma no, rifletti: anche noi, oggi, siamo stati decapitati, ma la nostra testa rimane lì, davanti a noi, appoggiata sul ripiano del tavolo. Per farle aprire gli occhi è sufficiente schiacciare un pulsantino verde su cui fa mostra di sé un cerchietto luminoso, tagliato, in alto, da un minuscolo segmento. Non è più necessario portarla in giro a conoscere il mondo e farla parlare.” Giacomo: “La tua è solo nostalgia, di viaggi ormai passati, di spazi indefiniti e mal ricordati, di immaginarne quella che fu un’imprecisata durata temporale. Ma la nostalgia può farti conoscere solo gli angoli ristretti di luoghi possibili, senza contare che il fascino di questo modo di viaggiare è legato alla tendenza inconscia a decantare acriticamente i bei tempi andati, come si usa dire.” Ermanno: “E dunque! Perché non dovrei provare un sentimento del genere? Malgrado il tuo tentativo di buttarla sulla psicoanalisi, il viaggio fisico, reale, per me rappresenta uno dei valori dell’istinto estetico. E credo che questo, quasi completamente trascurato dai nostri frettolosi e informati contemporanei, era vivo presso i greci e i romani, presso antichi di altri tempi e lo è di tanti epigoni odierni. L’osservazione parziale, e quindi aperta e non turbata dalla presunta - bada bene, dico presunta – completezza della ricerca, è esercizio pago di sé. Che necessità c’è di sapere tutto? Solo i turisti vorrebbero farlo, ma loro non viaggiano, sono troppo presi a fotografare l’idea che hanno delle immagini, inutilmente, credo, se non per renderle penosamente visibili nel dopocena con gli amici.” Giacomo: “L’indeterminazione poetica in contrapposizione a quella pratico/scientifica? E se avessi voglia di conservare ricordi e testimonianze?” Ermanno: “Non lo farò, i ricordi e le nostalgie dei viaggi resteranno, e non me ne dispiace, come tracce irrisolte di una sorta di paradiso perduto.” Giacomo: “Che rischieranno di essere false!” Ermanno: “Beh, in fondo i resoconti dei viaggi e la vita: l’uno sostiene il senso del suo alter.” Giacomo: “Ma ti illudi ancora di poter viaggiare, come Quenod, lungo la strada da Bou Jeloud a Bad Fethou, costeggiando le mura della città algerina in una sera di pioggia? E pensi che Quenod stesso abbia realmente visto e percorso quei luoghi o, piuttosto - sorvolando sul tempo e sugli spazi reali – non abbia semplicemente immaginata l’azione proiettandola nella sua rappresentazione letteraria o, per meglio dirla, virtuale?” Ermanno: “E tu puoi affermare il contrario?” Giacomo: “Ma non pensi, rifiutando i viaggi virtuali, di rinchiuderti in una posizione elitaria? Non vorrei che per viaggiare con le modalità di cui parli non debbano essere previsti neanche testimoni.” Ermanno: “Ma sì; ci saranno testimoni: sono coloro ai quali saranno affidati parte dei ricordi e che racconteranno.” Giacomo: “Se vi troveranno - possibile o meno che sia - un qualsivoglia interesse. Nel frattempo, tu sarai fuggito? Non pensi di essere troppo vanitoso o presupponente di te?” Ermanno: “E’ riduttivo; intanto ci si può interrogare sulle motivazioni che ci spingono a viaggiare. Senza contare che possiamo essere affascinati dal semplice piacere di farlo, fisicamente e realmente. I viaggi virtuali in rete corrono il rischio, invece e inevitabilmente, di essere metaviaggi!” Giacomo: “Ti precludi diverse prospettive e possibilità, direi.” Ermanno: “Potrei io stesso diventare racconto e cronaca.” Giacomo: “Oh, le parole scritte! In procinto di essere messe all’angolo dai tempi nuovi.” Ermanno: “Sai proporre di meglio?” Giacomo: “Si, se le strade dei tuoi viaggi ambiscono a mete più ricche e più varie.” Ermanno: “Eppure, le mie strade da qualche parte mi conducono sempre: a incontri con me stesso o con mondi e persone reali con cui sento affinità; sono possibili nei viaggi nei quali la virtualità ha abolito le distanze? Quelle di cui parlavamo?” Giacomo: “Sono cose che possono accadere ugualmente nel mondo virtuale, ma diffido degli esteti che parlano come te o di chi esprime solo ciò che gli detta il cuore!” Ermanno: “Non esteta, solo estensore asettico di cronache. E’ quando si matura la capacità di far questo che si può, finalmente, iniziare a viaggiare veramente, ben oltre la virtualità!” Giacomo: “Romanticismo nostalgico; forse neanche tu ci credi veramente!” Ermanno: “Tu vuoi dirmi, dunque, che i miei viaggi sono sì, come credo, splendidi e ricchi, ma che io li faccia illudendo me stesso?” Giacomo: “No, capisco solo che, per te, arrivare in un luogo dai confini inconoscibili sia più importante, alla fin fine, che lasciare un luogo familiare da cui partire. Viaggi nell’ovvio, nel déja vu, cioè.” Ermanno: “Mentre, vuoi dirmi, nel viaggio elettronico/virtuale le due cose possono coincidere, abolendo tempo e spazio, e quindi rassicurarci? È questa la conclusione a cui vorresti portarmi? Mi è difficile seguirti e resterò fedele, con retrogrado cinismo, agli angoli ristretti e incompleti dei viaggi reali e possibili.” Giacomo: “Eppure, riflettici bene, paradossalmente i viaggiatori virtuali sono sempre più numerosi, in ogni caso reali e concretamente in moto; mentre i viaggiatori che preparano minuziosamente le valigie e le trasportano nelle stazioni ferroviarie o in aeroporti, tendono a diventare sempre più immaginari o vivono solo nei racconti spesso pubblicati nella letteratura on-line.” Ermanno: “Dunque, mi prefiguri un presente senza limiti e senza progetto, una società immediata, un tempo senza tempo? E, infine, uno spazio veloce e cangiante dove ci si possa muovere anche restando fermi?” Giacomo: “Sì, per fortuna o purtroppo. Certo, inevitabilmente, tutti, in qualche modo, saranno costretti ad adeguarsi; anche tu. Che dire? Sembra che stiamo per inoltrarci in un eterno presente.” Ermanno: “Sembra, il tuo, un presente senza etica e senza riflessione critica, una società immediata, un tempo senza tempo. E, infine, uno spazio dove ci si possa muovere anche restando fermi.” Giacomo: “Sì, purtroppo. Inevitabilmente, chiunque potrebbe capire come sia palpabile il tentativo di costringerci a non pensare e ad adeguarci a mode acefale. Che dire? Sembra che stiamo per inoltrarci in un eterno presente dove l’etica cui accennavi è sempre più lontana.”
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