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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Mikol Fazio

Argomento: Intervista

Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 10/05/2015 12:00:00

 

Continuiamo con la pubblicazione delle interviste ai primi tre autori classificati di entrambe le Sezioni (Poesia e Narrativa) del Premio letterario “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, I edizione 2015, allo scopo di farli conoscere, come persone e come autori, un poco oltre i loro testi che è possibile leggere qui: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=180

 

L’autrice qui intervistata è Mikol Fazio (fotografia di Massimo Todisco), seconda classificata nella Sezione B (Narrativa) con il racconto dal titolo: Winter Sonata

 

Le interviste sono a cura della Redazione de LaRecherche.it e seguiranno cadenza settimanale secondo il seguente calendario di pubblicazione: Gianfranco Martana (pubblicato il 26/04/2015: leggi), Nicola Romano (03/05/2015: leggi), Mikol Fazio (10/05/2015), Emilio Capaccio (17/05/2015: leggi), Giulia Tubili (24/05/2015: leggi), Silvia Morotti (31/05/2015: leggi).

 

*

 

Chi sei? Come ti presenteresti a chi non ti conosce?

 

Mi chiamo Mikol e ho diciannove anni. Sono determinata e molto diretta ma allo stesso tempo semplice e un po’ persa nel mio mondo. Diciamo che sono una sognatrice che ogni tanto rimette i piedi per terra.

 

 

Quali sono gli autori e i testi sui quali ti sei formato e ti formi, e che hanno influenzato e influenzano la tua scrittura?

 

Ho sempre adorato Dante, Pirandello e Montale. Nel mio percorso di studi sono stati sicuramente gli autori su cui mi sono soffermata con maggiore interesse. Ho letto l’Inferno quando avevo undici anni e anche se non lo compresi del tutto a causa della mia giovane età, molte immagini e sensazioni rimasero radicate dentro di me. Tuttavia confesso di avere un maggiore debito personale nei confronti di Isabel Allende e Gabriel Garcia Marquez, con cui sono praticamente cresciuta. Le loro storie mi hanno sempre regalato emozioni intense, difficili da cancellare perfino con l’incessante scorrere del tempo.

 

 

Quale utilità e quale ruolo ha lo scrittore nella società attuale?

 

Ho sempre pensato che lo scrittore avesse un ruolo fondamentale di identificazione: identificazione con il dolore, identificazione con la speranza, identificazione con l’esprimere quelle idee che non tutti riescono a liberare dal loro silenzio. Credo che essere scrittore comporti una grande responsabilità, verso se stessi e le proprie spinte emotive, ma sopratutto verso tutti gli altri. Si scrive in nome di un’interiorità personale che comunque può e deve essere condivisa.

 

 

Come hai iniziato a scrivere e perché? Ci tratteggi la tua storia di scrittore? Gli incontri importanti, le tue pubblicazioni.

 

Ritengo che tutti gli scrittori abbiano cominciato a scrivere in seguito a una grande passione per la lettura. I miei genitori mi hanno cresciuta a pane e storie, quindi l’incontro con il mondo della letteratura è stato in qualche modo inevitabile: da quando sono stata capace di leggere da sola, ne sono rimasta talmente coinvolta da non riuscire a farne a meno. I libri hanno cominciato a trasmettermi emozioni così forti da farmi pensare che mi sarebbe piaciuto essere in grado, un giorno, di trasmettere emozioni altrettanto forti. Alle elementari ho cominciato a scrivere una storia sul quaderno di italiano, poi alle medie sono riuscita a realizzare il mio primo romanzo di circa trecento pagine. A partire dal liceo mi sono dedicata principalmente alla stesura di racconti brevi e ho iniziato a partecipare ai concorsi. Grazie alle diverse edizioni del concorso nazionale ArtediParole sono riuscita a conseguire le prime soddisfacenti pubblicazioni: la prima nel 2010, con la raccolta di racconti Amori Stretti (Polistampa); la seconda nel 2013, con la raccolta di racconti L’Attesa (Polistampa); la terza nel 2014, con la raccolta di racconti dal titolo Confini (Polistampa).

 

 

Come avviene per te il processo creativo?

 

Io credo che sia un meccanismo del tutto naturale che comincia in noi stessi. Osservare quello che ci circonda, riflettere su quello che proviamo e vorremmo provare sono punti di partenza da cui iniziare a creare qualcosa. È un po’ come comprendere al meglio la realtà in cui viviamo, ma, paradossalmente, allontanarsene. Le idee nascono da esperienze concrete, sogni, che poi inesorabilmente si ampliano e sfuggono al controllo dei loro presupposti.

 

 

Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con la tua scrittura?

 

Il mio più grande desiderio è condividere tutta me stessa con chi mi legge, senza paure, senza segreti. Lanciare punti di contatto, trovarsi in un continuo scambio di emozioni, poi continuare a vivere, ma sapere di potersi sempre ritrovare. Ecco, vorrei che il mio scrivere riuscisse a fare questo: creare presenze costanti con cui potersi confrontare, immagini da ricercare ogni giorno, sensazioni per cui vale la pena cambiare e diventare migliori.

 

 

Che cos’ha di caratteristico la tua scrittura, rispetto a quella dei tuoi contemporanei?

 

Suppongo che sia lo stile. Mi è sempre piaciuto scrivere con una certa ricercatezza formale che tende all’astratto, al non dire esplicitamente quello che si deve capire solo tramite allegorie. Mi piace lasciare continue sospensioni, negare risposte, spezzare le frasi senza concluderle. Credo sia un bel modo per spingere alla riflessione sull’importanza di ciò che conta davvero.

 

 

Si dice che ogni scrittore abbia le sue “ossessioni”, temi intorno ai quali scriverà per tutta la vita, quali sono le tue? Come si è evoluta la tua scrittura dalle tue prime pubblicazioni?

 

Anche se scrivo da quando ne ho memoria, ho sicuramente ancora molta strada da fare. Uno scrittore si evolve con la pratica, ma anche e sopratutto con la sua crescita in quanto individuo. Negli ultimi anni mi sono concentrata principalmente sull’eliminazione di ridondanze e pesantezze che un tempo ricercavo, concentrandomi sul rendere i periodi più semplici e puliti, pur mantenendo le caratteristiche peculiari del mio stile. Se invece si parla di temi privilegiati, direi che i miei sono gli affetti familiari e la lontananza. Ho un fratello e una sorella a cui sono molto legata e, che lo voglia oppure no, finiscono sempre per entrare di soppiatto nelle mie storie. Per quel che riguarda la lontananza invece, ritengo che sia un tema molto difficile da affrontare, ma anche forte e importante, con cui dobbiamo imparare a convivere. Perché esiste la lontananza da una persona, ma anche la lontananza da un’opinione, da un’etica, perfino da noi stessi.

 

 

Quale rapporto hai con la poesia e quale con la narrativa? Hai scritto sia in versi sia in prosa (racconti o romanzi)? Se la risposta è no, pensi che, un giorno, ti accosterai all’altro genere letterario?

 

Ho provato a scrivere alcune poesie ma il risultato non mi ha mai soddisfatto. Attraverso il verso non riesco a dire tutto quello che vorrei, è come se mi sentissi soffocare, quindi finisco per buttare giù frasi che non esprimono nulla e si cristallizzano nella loro banalità. Comunque la poesia è un genere letterario che mi affascina molto e spero di approfondirne la comprensione in futuro. Però per il momento mi trovo molto meglio con la prosa, che infatti è il genere che preferisco.

 

 

Quanto della tua terra di origine vive nella tua scrittura?

 

Sinceramente non ho un legame particolare con i luoghi in cui sono cresciuta. Solitamente i miei testi sono ambientati nel nulla, in posti non precisamente identificati, forse proprio per la mia mancanza di un certo senso di appartenenza. Le atmosfere che descrivo rimandano più a paesaggi vissuti in viaggio e cambiano ogni volta.

 

 

Qual è il rapporto tra immaginazione e realtà? Lo scrittore si trova a cavallo di due mondi?

 

Senza dubbio. Tutte le volte che si parla di manifestazioni artistiche, ci troviamo a fare i conti con questa eterna lotta. Inoltre penso che sia proprio uno dei compiti primari della scrittura: vivere attraverso le pagine di una storia o di una poesia è già di per sé una totale accettazione del non-reale, di qualcosa che possiamo sentire, avvertire, ma non vedere o toccare; però scrivere quello che si vive, significa anche estrapolare dalla realtà quello che vogliamo raccontare.

 

 

Quali difficoltà hai incontrato nel pubblicare i tuoi testi?

 

Non ho pubblicato molto, ma fino a ora non ho incontrato problemi rilevanti.

 

 

Chi sono i tuoi lettori? Che rapporto hai con loro?

 

Come dicevo, ancora non sono molto conosciuta nell’ambiente, quindi non ho nemmeno un mio particolare pubblico. Ma mi auguro di averne presto uno con cui stringere un rapporto sincero basato sul confronto e lo scambio di opinioni.

 

 

“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”. Che cosa pensi di questa frase di Marcel Proust, tratta da “Il tempo ritrovato”?

 

Penso che Proust avesse proprio ragione. È vero che si scrive sempre ipotizzando la presenza di un lettore, ideale o reale, ma in definitiva si scrive principalmente per un’esigenza che nasce dalla propria anima e che spesso non si è nemmeno in grado di comprendere. Alla fine si finisce per passare al setaccio tutte le caratteristiche, i ricordi, le vicende che ci riguardano nel profondo, quasi senza rendersene conto. È da lì che poi parte tutto.

 

 

Hai mai fatto interventi critici, hai scritto recensioni di opere di altri autori? Quali sono gli indicatori che utilizzi nel valutare, se così ci è permesso dire, un testo? Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una buona scrittura?

 

Non ho nessuna esperienza in questi campi ma credo che gli aspetti principali di un testo siano legati alle peculiarità dello stile e al modo in cui l’autore riesce a sfruttarle attraverso le trame della sua opera.

 

 

In relazione alla tua scrittura, qual è la critica più bella che hai ricevuto?

 

Circa un mese fa, una mia professoressa mi ha detto: “Scrivi bene, forse anche troppo!”

 

 

A cosa stai lavorando? A quando la tua prossima pubblicazione?

 

Attualmente mi sto concentrando sulla correzione di un romanzo a cui mi sono dedicata negli ultimi anni. Tengo molto a questa storia e spero di poterla pubblicare in un futuro non troppo lontano.

 

 

Quali altre passioni coltivi, oltre la scrittura?

 

Mi piace ballare da quando avevo tre anni e anche adesso continuo a frequentare lezioni di danza classica e contemporanea. Insegno anche a un gruppo di bambine dei livelli inferiori e devo ammettere che ne sono davvero fiera!

 

 

Sei tra i vincitori del Premio “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, perché hai partecipato? Che valore hanno per te i premi letterari? Che ruolo hanno nella comunità culturale italiana?

 

I premi letterari sono importanti per chi ancora non si è affermato nel mondo editoriale, o comunque coltiva il sogno di seguire questa strada, perché è un riconoscimento stimolante nonché un confronto aperto con altre persone.  La scrittura non ha punti di arrivo, è una crescita continua e senza fine, quindi se ci sono terreni su cui poter gareggiare in modo onesto, per comprendere al meglio come sfruttare le proprie abilità e correggere le proprie debolezze stilistiche, perché non sfruttarli?

 

 

Hai qualcosa da dire agli autori che pubblicano i loro testi su LaRecherche.it? Che cosa pensi, più in generale, della libera scrittura in rete e dell’editoria elettronica?

 

Credo che sia un bel modo per condividere i propri testi con altri scrittori o lettori, scambiarsi consigli, e quindi crescere dal punto di vista pratico. Inoltre pubblicare racconti o poesie in rete permette a un maggior numero di persone di leggerli e, di conseguenza, aumenta la diffusione e la circolazione di tutto il mondo letterario.

 

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è una domanda che non ti hanno mai posto e alla quale vorresti invece dare una risposta?

 

Aggiungo solo che questo concorso è stata una bellissima esperienza. È stata una sorpresa per me essere nominata tra i finalisti ma anche una meravigliosa fonte di gioia. Se la mia scrittura è riuscita a trasmettere qualcosa ai membri della giuria, mi auguro con tutto il cuore di riuscire nel medesimo intento con un numero sempre più vasto di persone.

 


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