Pubblicato il 21/05/2024 15:31:41
Mauro Germani … o i mille volti della memoria. “Prima del sempre”, Antologia Poetica 1995-2022 - puntoacapo editore 2024.
“Sei prima dell’alfabeto, prima del volto.”
Una poesia intimistica incombe in questa raccolta di Mauro Germani che invita a interloquire con la liturgia della parola, quale autentica cifra olistico-narrativa dell’essere autore di saggi e racconti, a compendio di un sentire che nella sua totalità espressiva spazia tra la visione immateriale dello spirito e l’intuizione dell’attimo personificante…
“Non hai soccorso perché non hai tempo. /…/ Tutto perdi e ritrovi nella cenere di un dono accolto per sempre.”
Come d’afflato che evapora e resta a mezz’aria, o forse di nube di cenere sospesa tra la terra di ciò che siamo, e il cielo che reclama l’anima fuggevole, onde ricongiungerla con ciò che si ha di più caro; ma non domani, quest’oggi, nel momento stesso che ci immergiamo nella lettura di un ‘fare poesia’, qui offerta a piene mani per un’ulteriore verifica di senso…
“Come esserti qui, allora, confinato nella grazia e nel nulla, solo nell’ombra di questo regno vuoto?”
Quello stesso ‘senso’ che nel rincorrere la vertigine dell’esperienza di vivere, maturata durante tutto il tempo che abbiamo percorso, e che in qualche modo abbiamo smarrito; quel nostro sentire che solo è possibile ritrovare nel ‘sublime’ momento in cui avremo dato compimento alla nostra vita, appunto “Prima del Sempre”, o forse mai…
“Ascolto il tuo silenzio /…/ È una grafia (sinopia di Te) appena segnata sul muro, primitiva come una macchia che a poco a poco s’allarga e si dilata in un sangue dolce e pagano, un disegno infantile che assomiglia a una lotta (con le tenebre) perduta.”
Come scrive Marcel Mauss nel suo noto “Saggio sul dono”(*), pietra miliare dell’antropologia: «Sì che lo spirito del donatore viaggia insieme al dono, dando così vita a un legame tra gli individui (tra noi e gli altri), e che va ben al di là del puro scambio. Ecco allora che l’atto di ‘donare’ (se stessi) non si limita a un passaggio di beni, ma mette in gioco ogni momento della nostra vita, dove il dono (di sé) fa di ogni individuo il protagonista fondamentale della propria esistenza.»
Allora, come sempre, ogni accadimento è conseguenziale all’aver accolto in noi la consapevolezza che non tutto ci è dato ma che la ‘forza della volontà’ ci restituisce infine quel che abbiamo amorevolmente donato…
“Ritorna ogni notte, e ogni notte tutto accade senza accadere. /…/ Viene da un sogno incompiuto, da parole che qualcuno chissà dove e chissà quando ha scritto nell’ombra.”
Lo stesso sogno che il poeta Mauro Germani sembra rincorrere nell’ombra, onde facendoci dono della sua ‘antologia poetica’, apre a noi che lo leggiamo, la possibilità di osservare dall’interno la sua ‘vita di poeta’, pur nell’alternanza delle ascensioni e delle inevitabili ricadute, cui però fa seguito la l’intima volontà del riscatto, quella ‘preghiera’ implorante (foss’anche blasfema), di colui che aspira alla sublime bellezza del creato…
“I palchi del cielo e le note sono sconfitte di gloria, bandiere di terre segrete. L’anima è un’altra. E dalle aperture del tempo – dov’è bambina – trova mille occhi nascosti, il cavaliere parlante, i sassi lungo la via che l’erba raccoglie.” “E il viaggio ripete i borghi illuminati e inesistenti, la promessa che scava la terra alle radici e si specchia e si vede altissima, aurora che mai.” /…/ “A bruciare così, a tornare tra i rovi e le meraviglie, ad amare perfino il dolore…”
Sì che ‘ricevere’ (dalla vita) e viceversa ‘donare’ (di sé) ciò che la propria esistenza comporta, comprovata dai molti anni spesi a insegnare nella scuola quella letteratura italiana e non solo, e che un tempo rivolgeva (e a ragione) particolare attenzione alla poesia di un “orizzonte nominato come una promessa d’alcova”, sostanzialmente cambiata, e “che strappa radici e silenzi, una gloria che non conta nessuno” …
“Le forze sono ricordi fosforescenti, anime senza perdono. Vengono dal silenzio dei muti, dai graffi, dalle lapidi che un giorno sapemmo. Eppure stupiscono la cenere, gli orti dove ancora il cielo s’infossa ed è tempo, è noi, l’antico bagliore del mondo.” “Eppure verranno ancora dalle barche, dai lidi deserti. Porteranno i nomi sulle labbra e saranno polvere e luce, obbedienza e perdono. Li vedremo apparire in mezzo a noi, a porte chiuse, senza chiedere niente. Ci guarderanno nel cuore. Ci diranno chi siamo.”
C’è qualcosa di fortemente esistenziale in questi versi di grande attualità che in “Terra estrema”, a dimostrazione di quanto in molti di noi, come del resto in Mauro Germani, pervengono a una risentita impossibilità nel formulare una risposta poetico-antropologica all’irrisolvibile domanda sul nomadismo antropico: chi in verità noi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando?
«Stiamo andando oppure tornando dall’eterno oblio?» (**) mi sono chiesto più volte, tuttavia senza formulare quel che le sole parole non riescono ad affermare, e che invece la ‘poesia’ tout-court riesce a far emergere fra le righe, in quegli spazi apparentemente vuoti, bianchi interstizi preliminari e spesso conclusivi del ‘senso’ insito nella domanda preposta, per quanto aleatorio sia e al tempo stesso risolutivo di un contesto affermativo…
“Tutto quel mare nella notte / e il vento, le onde / in un abbraccio solo. / Tutta quella vertigine / fredda / che chiama e dissolve, / quella poesia / che nessuno mai (più) scrive”.
Ma è in “Ultimo sguardo”, che funge da ’incipit di questa antologia, l’invito a guardare ‘oltre’ lo scopo dichiarato e mirabilmente raggiunto dall’autore, tracciato com’è attraverso il suo intimo ‘epistolario’ nell’iter dei suoi trascorsi, Mauro Germani riveli infine di aver mantenuto integro nel tempo la sua essenza di uomo, di padre, di insegnante, di saggista e di narratore, restituendo quel che la poesia insita nella vita gli ha donato: ogni sfumatura, ogni slancio, la fragilità e l’insicurezza di ogni affanno umano…
“Ora siamo prima / del sempre, nelle / lunghe attese / alle porte, ai nomi / che salgono incerti / sui visi. / Ora abbiamo / il conto degli anni / e le sere, le luci / appena sospese / a tutti i / davanzali, le trame, / le voci dentro / di noi. / Ora aspettiamo / nel tempo che / incede / l’ultimo sguardo / e la parola più vera, / quella promessa mai / cancellata / il segreto / del nostro segreto.” …
“…la nostra voce / dentro una voce.”
Note: “.” Tutti i corsivi all’interno del testo sono di Mauro Germani. (*) Marcel Mauss, “Saggio sul dono”, ristampa Einaudi 2002. (**) Giorgio Mancinelli, “Miti di sabbia”, racconti perduti del Sahara. (inedito).
L’Autore: Mauro Germani, saggista e critico letterario, poeta e narratore, fondatore e direttore della rivista “Margo” fino al 1992, ha pubblicato volumi di poesia e narrativa classica e contemporanea. Suoi saggi, recensioni e racconti sono apparsi in diverse riviste cartacee e on-line. In ambito critico ha curato il volume “L’attesa e l’ignoto. L’opera multiforme di Dino Buzzati” - L’Arcolaio 2012; “Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero” – Zona 2013 e “Storie di un’altra storia” – Calibano 2022. Finalista al Premio Lorenzo Montano gestisce inoltre il blog “In certi confini”. “Prima del Sempre” – Antologia Poetica 1995-2022 è vincitore del XXX Premio Nazionale di Poesia "Tra Secchia e Panaro" - Modena 2024.
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