La villa antica nel silenzio è immersa
Come nella mia bella adolescenza,
Non la ritrovo per nulla diversa
Se non per la dolente tua assenza.
Varco la soglia della tua dimora
Insieme con il giovane mio figlio,
Penso che quando la varcai allora
In me scorreva il suo sangue vermiglio.
Tua madre ha cominciato ad elogiare
I miei carmi, il mio vano tentativo
Di potere più a lungo conservare
Il dolce tuo ricordo un po’ più vivo.
Questo gentile suo gesto ho gradito,
Gesto che abitualmente stimo odioso,
Poiché così il mio ragazzo ha esperito
Quanto era il nostro rapporto affettuoso.
§§§
Eppure, anche se credo al nulla eterno
Dopo la morte, intorno mi guardavo
Ricercando lo sguardo tuo materno;
A come, con tristezza immaginavo,
Sarebbe stato bello se tu avessi
Potuto rivedermi camminare
Nelle medesime vie, negli stessi
Luoghi che abituati a frequentare
Eravamo più di trent’anni fa,
E guardando il mio figlio spensierato
Accanto a me incanutito, chissà
Che cos’avresti pensato, provato….
§§§
Mentre tua madre narrava a mio figlio
Quello che fui, il ragazzo che ero
I suoi tratti del volto a cui somiglio,
Le mie lacrime a stento trattenevo
Pensando al tempo impietoso che vola,
Tranquilla continuava a raccontare
Di noi due, gli occhi rossi, un groppo in gola.
Mi piacerebbe potermi guardare
Con i suoi occhi, poiché forse so
Quello che sono, ma di ciò che fui
Il più fioco ricordo oggi non ho,
Perduto ormai nei meandri più bui.
§§§
Guardando gli occhi commossi, la voce
Strozzata di tua madre, nel mio cuore
M’immaginavo che nulla è più atroce,
Non c’è esperienza più triste, peggiore
Di un genitore che deve inumare
Prima del tempo i propri amati figli
E di dover sulla tomba portare
Meravigliosi, ma inutili gigli.
E anche se vani stimo il cimitero,
La lapide, la bara, il confessore,
Spiace di non poterti, son sincero,
Recar nemmeno un minuscolo fiore.
19/I/2018 – 23/I/2018
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