Di notte i passanti vedevano
dentro la finestra della baracca
la vivida luce ferma
di quella lampada brevettata,
con lui seduto davanti ai libri
che non tanto amava
quanto credeva di avere il dovere
di leggere, afferrare, assorbire e prosciugare
con un po’ di quella stessa sprezzante intensità
con la quale spaccava la legna,
misurando contro i fuggenti secondi
del tempo irrevocabile
le pagine che voltava come il progresso
implacabile di un bruco.
[ La poesia qui proposta è un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da Il borgo, William Faulkner, Adelphi, traduzione di Cesare Pavese, pagina 143 ]
