Chiamami.
Mi è cara la tua voce.
La tua voce è l’essenza verde di quella rara pianta
che cresce in fondo a un’affabile tristezza.
Nelle profondità di questo pomeriggio quiete
sono più solo del gusto di una canzone
mormorata nella percezione di un vicolo.
Vieni, ti racconterò quanto è grande la mia solitudine.
E la mia solitudine non aspettava
L’assalto notturno della tua forma.
E questa è l’indole dell’amore.
Non c’è nessuno,
vieni, rubiamo insieme la vita, e poi
la dividiamo tra due incontri.
Vieni, proviamo a capire qualcosa dalle forme di una roccia.
Vieni, vediamo presto tutte le cose.
Vedi, lancette zampillanti d’acqua nel quadrante della vasca
trasformano in polvere il tempo.
Vieni e sciogliti come una parola
sulla riga del mio silenzio.
Vieni e fondi nel palmo delle mie mani
il corpo luminoso dell’amore.
Riscalda mi.
(una volta nel deserto di Kashan arrivarono le nuvole
prese a piovere forte
e sentii freddo, allora,
al riparo di una roccia
il fuoco di un papavero mi riscaldò.)
In queste stradine buie
Io temo il moltiplicarsi del dubbio e dei fiammiferi.
Io temo la superficie in cemento del secolo.
Vieni, e non avrò più paura delle città
dove le gru pascolano per le lande oscure.
Spalanca mi come una porta verso il cadere di una pera
in questo tempo di ascesa dell’acciaio.
Addormenta mi sotto un ramo
lontano dal notturno attrito dei metalli.
Se arriva l’esploratore della miniera del chiarore, chiama mi.
E io, mi sveglierò, al sorgere di un gelsomino dietro le tue dita.
Allora
Racconta mi delle bombe cadute, mentre io dormivo.
Racconta mi delle guance bagnate, mentre io dormivo.
Dimmi, quanti gabbiani volarono via dal mare.
E mentre passava il carro armato sul sogno del bambino,
a quale senso di quiete, il canarino,
legava il filo giallo del suo canto.
Dimmi quanta merce innocente arrivò ai porti.
Quale scienza scoprì
il profumo e la musica dolce di polvere da sparo.
Quale percezione, del gusto ignoto del pane,
stillò dal palato messianico.
Allora io, come una fede riscaldata al sole "equatoriale"
ti farò sedere al principio di un giardino.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Luc Laudja, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.