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Al giardino dei compagni di viaggio

di Sohrab Sepehri  

Proposta di Luc Laudja »

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Pubblicato il 31/10/2012 19:58:23

Chiamami.

Mi è cara la tua voce.

La tua voce è l’essenza verde di quella rara pianta

che cresce in fondo a un’affabile tristezza.

 

Nelle profondità di questo pomeriggio quiete

sono più solo del gusto di una canzone

mormorata nella percezione di un vicolo.

Vieni, ti racconterò quanto è grande la mia solitudine.

E la mia solitudine non aspettava

L’assalto notturno della tua forma.

E questa è l’indole dell’amore.

 

Non c’è nessuno,

vieni, rubiamo insieme la vita, e poi

la dividiamo tra due incontri.

Vieni, proviamo a capire qualcosa dalle forme di una roccia.

Vieni, vediamo presto tutte le cose.

Vedi, lancette zampillanti d’acqua nel quadrante della vasca

trasformano in polvere il tempo.

Vieni e sciogliti come una parola

sulla riga del mio silenzio.

Vieni e fondi nel palmo delle mie mani

il corpo luminoso dell’amore.

 

Riscalda mi.

(una volta nel deserto di Kashan arrivarono le nuvole

prese a piovere forte

e sentii freddo, allora,

al riparo di una roccia

il fuoco di un papavero mi riscaldò.)

 

In queste stradine buie

Io temo il moltiplicarsi del dubbio e dei fiammiferi.

Io temo la superficie in cemento del secolo.

Vieni, e non avrò più paura delle città

dove le gru pascolano per le lande oscure.

 

Spalanca mi come una porta verso il cadere di una pera

in questo tempo di ascesa dell’acciaio.

Addormenta mi sotto un ramo

lontano dal notturno attrito dei metalli.

Se arriva l’esploratore della miniera del chiarore, chiama mi.

E io, mi sveglierò, al sorgere di un gelsomino dietro le tue dita.

Allora

Racconta mi delle bombe cadute, mentre io dormivo.

Racconta mi delle guance bagnate, mentre io dormivo.

Dimmi, quanti gabbiani volarono via dal mare.

E mentre passava il carro armato sul sogno del bambino,

a quale senso di quiete, il canarino,

legava il filo giallo del suo canto.

Dimmi quanta merce innocente arrivò ai porti.

Quale scienza scoprì

il profumo e la musica dolce di polvere da sparo.

Quale percezione, del gusto ignoto del pane,

stillò dal palato messianico.

 

Allora io, come una fede riscaldata al sole "equatoriale"

ti farò sedere al principio di un giardino.

 


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