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La vera storia della mia a morte è accaduta ieri

di Ivan Pozzoni
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Pubblicato il 09/01/2018 01:42:44

 

     La vera storia della mia a morte è accaduta ieri. Da uomo, geneticamente testato alla carestia, alla guerra, al lavoro estremo, non alla malattia, ho inghiottito un virus gastrico: il virus gastrico ha deciso che Mercoledì e Giovedì dovessi vomitare. Primo errore: avrei dovuto approfittare dei costanti, rumorosi, conati di vomito: a] mangiando e bevendo come un cinghiale, senza ingrassare di un etto (attualmente, il trend è contrario: ingrasso come un cinghiale senza mangiare e bere); b] spaventando l’odiosissimo cane del vicino, che abbaia, in maniera costante, sin da mezzogiorno di mattina, quando mi alzo. Essendo, da uomo, geneticamente testato alla carestia, alla guerra, al lavoro estremo, non alla malattia, ridottomi immediatamente ad uno straccio piagnucoloso, senza forze e senza volontà, ho iniziato ad assumere tutti i farmaci che le donne sparse da Dio sul mio cammino hanno iniziato voluttuosamente a consigliarmi: mia madre (Peridon), la dottoressa (Malox), la farmacista (Plasil), Ambra (camomilla). Il rito di Giovedì: Peridon, vomito, Malox, vomito, Plasil, vomito, camomilla, vomito. Io, intelligentemente, conscio dell’inopportunità di continuare a nutrire il virus, ho attuato due strategie: a] smettere di mangiare; 2] iniziare a leggere i bugiardini di Peridon, Malox, Plasil e camomilla. Sabato: escalation ipocondriaca, dovuta alla coeva sospensione del Doparox e all’infelice consolidamento del rito Peridon, Malox, Plasil e camomilla: sudorazione tipo foca in piscina zoo, giramenti di testa, vista annebbiata, incapacità a coordinare i movimenti, eloquio sconclusionato (comune anche a altre settimane), mal di testa, miraggi, delirio da riforma (discorso savonarolesco di dieci minuti seduto sulla tazza del vater). Chiamate di mia madre alle 18.15, 18.20, 18.25, 18.40, 18.50 e 19.00: «Vai in farmacia!». La farmacista, famigerata nipote del cartolaio di Bruno Sacchi, riconosciutomi e vistomi in stato confusionale, mi rivende il Plasil, tre boccette d’En, una macchinetta aerosol, una bilancia da vitelli (veterinaria), una confezione da 100 di tachipirina in supposte, Rinazina spray nasale, due metri di bende, due confezioni di cerotti e un kit completo da tracheotomia. Provandomi la pressione, trova un preoccupante 138/91, e afferma: «Non si preoccupi: avendo, di norma, lei, una media di 120/80, dovrebbero essere i postumi del virus». Torno a casa: coi nuovi bugiardini scopro di avere: secchezza delle fauci, tachicardia, ulcera duodenale, cancrena alla tibia destra, lupus, fuoco di Sant’Antonio, ipertensione gravissima, formicolii alla mano sinistra, destra, sinistra, alopecia congenita, ictus. Chiamate di mia madre alle 19.15, 19.20, 19.25, e 19.30 e di mio padre alle 19.23 e alle 19.27: «138/91?!? Vai in un’altra farmacia, alla guardia medica, o al Pronto soccorso!!!!». Io: «Non è esagerato?». Loro: «vai: rischi un ictus o un infarto. Se muori sono cazzi tuoi, noi ti abbiamo avvisato». Salto in macchina con Ambra: tachicardia, visioni, convulsioni, prostatite cronica, ansia e stress a livelli post-nucleari. La nuova farmacista, guardandomi in faccia, mi dice: «È da cretini provare la pressione alle 19.30, con tre giorni di digiuno, con l’espressione da killer seriale che si ritrova: adesso, ne avrebbe, minimo, 240/180». Io, circondato da una pletora di vecchietti incuriositi, e disponibili a dispensare cure e diagnosi: «Dottoressa, sono lievemente preoccupato, vorrei avere la certezza che non mi accada nulla». Sentito il termine – bomba dell’epistemologia medica- “certezza”, la farmacista: «Se desidera avere la certezza, vada in guardia medica, dove le proveranno la pressione, e la manderanno al Pronto soccorso; al Pronto soccorso, dopo dodici ore di attesa, le faranno un elettrocardiogramma, e tranquillizzatola, la rimanderanno a casa con Peridon, Malox, Plasil e camomilla». Fissando con astio la dottoressa: «Mi assumo il rischio di morire stanotte». Oggi, mia madre: «Sei andato dal cardiologo?»: io, aggressivo: «Ma’, sono le 18.00 di domenica pomeriggio durante un ponte!!!!!»; lei: «Se muori  stanotte sono cazzi tuoi, noi ti abbiamo avvisato, ieri e oggi». Nel frattempo, mentre attendo la morte, mi rendo conto che, curiosamente, sin dal Giovedì sera, avevo smesso di vomitare. Il che è bello e istruttivo.    


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