Pubblicato il 20/05/2020 15:40:52
Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (2015). Una immaginifica rivisitazione di un capolavoro della letteratura in lingua napoletana, un «Pentamerone» del Seicento dal quale hanno tratto la propria opera i più ingegnosi autori del genere fiabesco, dai fratelli Grimm ad Andersen. Eppure, Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille - questo il titolo completo - non è una raccolta di fiabe per bambini. Gianbattista Basile scrive per un pubblico di cortigiani, «uomini letterati ed esperti e navigati», offrendo loro narrazioni in cui trovare leggerezza e diletto, ma anche il guizzo di più acute riflessioni sul proprio tempo (anche Basile fu contagiato da un’epidemia che colpì Napoli fra il 1630 e il 1631.). Un libro vivo e più che mai attuale, che apre squarci sulla segreta complicità di amore e morte, sul sentimento del tempo che sgretola e corrompe tutto ciò che tocca, su un mondo umano che dà mostra di sé in variegate e sempre nuove forme, in cui, tuttavia, non possiamo anche noi non riconoscerci. Il barocco, con le sue fate silvane e i suoi orchi ripugnanti, abita ogni pagina di questi racconti dall’insolito piglio ironico e «vi esegue una sua danza allegra […]: fu già torbido barocco, ed è ora diventato limpida gaiezza» (B. Croce, Il Pentamerone ossia La Fiaba delle Fiabe). La trasposizione cinematografica di Garrone è la libera messinscena di tre dei cinquanta racconti del Basile rivisitati in chiave horror-fantasy: La regina, La pulce e Le due vecchie, tre storie di donne ambientate fra i più evocativi paesaggi della nostra penisola. Un viaggio fra malizie e crudeltà, storture fisiche e travagli interiori di personaggi che appaiono tanto più seducenti quanto più se ne esaltano i tratti grotteschi e stravaganti. *** MD
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