Pubblicato il 30/10/2023 10:57:46
Marco Balducci … o la cognizione dell’ozio. “Terzo Repertorio” – Anterem Edizioni 2023.
“Nulla che possa essere fatto fra un mese, detto tra un anno, sarebbe diverso oggi. Ripetizioni di parole e di atti si sommano in serie sbiadite come raccoglitori in un archivio…”.
È l’incipit di questo libro che si potrebbe riassumere in una sola frase: “condensazione verticale di un punto inclinato” nell’uso che l’autore stesso fa delle “quadrature” che lo compongono. E che siano ripartizioni elaborate dal punto di vista di sdraiati su un letto e/o semi svegli su un divano, si ha la sensazione di essere messi difronte a una scelta intellettualistica, afferente a una possibile apologia dell’ozio come scelta di vita…
“si dia il caso che resti fuori un braccio, o un dito soltanto: nel vuoto dell’imprevisto, del possibile, dell’evento accidentale. In questa ipotesi si mobilita ogni risorsa, si interviene e si provvede: un’occasione di premura, di solerzia. E si cerca di capire il perché. Ma restiamo al presente…oppure no: andiamo indietro, di anni e anni, azzeriamo tutto: tutto”. Ce n’è di ben donde nel voler trovare i paradigmi di scuola filosofica che in primis risalgono agli antichi (Epicuro, Ovidio, Seneca, Lorenzo de’ Medici, Boccaccio, Sannazzaro, Petrarca fino a Leopardi); o all’ozio altruistico di stampo orientale (Shiva, Ghandi, Rumi, Sen, Kafka, e tanti altri); così come nel voler accostarsi alla psicologia dell’ozio dei cosiddetti metropolitani (Cechov, Wilde, Baudelaire, Bataille, Bulgakov, Gončarov, Rawls, Žižek, Cacciari, Lacan, solo per citarne alcuni).
Ma come si inserisce Marco Balducci in questa classifica di super-eroi dello scrivere dovrebbe far pensare il lettore ben più scaltro di me, allorché affrontando in indice le sue ‘quadrature’ e le sue ‘emergenze’ per l’appunto, si riscontrano alcune ‘assenze oggettive’, smarrite, forse, in un duplice orizzonte di vedute, che né l’utopia (l’illusione), né l’idea dell’ozio (l’inerzia), riescono a riempire del rimanente spazio ‘vuoto’ della pagina…
E “fino a quando?", viene da chiedersi, ma a saperlo, poi, cosa cambia? Sommare, poi dividere, per avere una media ponderata: resti perplesso, il risultato è uno qualunque, nessun interesse, nessuna sorpresa…Sapere, sapere finalmente, e poi restare indifferenti: si è saputo qualcosa di prevedibile e nemmeno credibile. Riemergi il giorno dopo, metti la faccia sopra una mano aperta, poi stringi le dita per spremerla bene. Spremila. Spremi a fondo”.
E " fino a che?", a quando, come e perché? Se la mente a volte si rifiuta di oltrepassare la soglia della ragionevolezza... “un’idea di presente persistente nella memoria. Mani che tracciano disegni nell’aria, veloci come rondini attraversano la stanza. Osservarle senza interesse, come le cose intorno , da nominare mentalmente: un cuscino, un foglio, la porta. Aprire la porta senza oltrepassarla, affondare la faccia nel cuscino… strappare il foglio. Rinunciare a ciò che si è perso. Ripetere questa frase.”
Un vuoto che si attesta come “Terzo Repertorio” dal titolo della raccolta, sì che viene da chiedersi se c’è un ‘primo’ e un ‘secondo’ repertorio sui quali approntare l’eccedenza e/o l’incompletezza di aggettivazione, quella ‘ars vivendi’ che fa intuire la presenza dell’altro come scelta e non solo, o piuttosto che sospinga verso lo ‘straordinario’ insito nella poesia, quale linfa di vita su cui fare affidamento contro tutte le brutture che incombono nel mondo…
“su un terrapieno a guardare verso l’autostrada, il traffico veloce nei due sensi, continuo, costante: dall’altro lato alberi spogli, radi, su campi non coltivati. Si cammina, non c’è da parlare, si è arrivati qui casualmente ma sembra di no: che si dovesse vedere, fare considerazioni, decidere: eccetera”.
“intravedere case, in lontananza, seminascoste dalla vegetazione. C’è spazio qui, il vento è libero di fare scorrerie: i suoni misurano distanze. Con le orecchie tappate dalle mani entrare nell’inquadratura: vedersi salire il crinale…la pellicola è attraversata da macchie, aloni luminosi…sempre più frequenti”.
Una scrittura individualista quindi quella di Marco Balducci per affermare la validità laconica dell’ozio osservata da una posizione minimalista, per meglio intendere che il ‘vuoto’ gioca una funzione intellettiva non necessariamente a perdere, quanto… …nel trovare quel che manca.
L’Autore. Marco Balducci, scrittore di poesia Neo-tecnologica è stato finalista del Premio Inedito 2021 e al Premio Montano 2022.
Nota: Tutti i corsivi sono di Marco Balducci estratti dalla raccolta qui recensita.
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