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Libia

di Michele Rotunno
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Pubblicato il 13/03/2011 19:27:00

Le recenti vicissitudini nord africane, in generale, che hanno interessato tutto il mondo islamico e in particolare la Libia hanno dato da pensare. Vi è, infatti, una constatazione di fondo che occorre fare, quella che tra i tanti movimenti di protesta esplosi dall’Atlantico al mar Rosso, concentratasi per determinazione e violenza in Libia, spicca la totale assenza di integralismo islamico.
Gheddafi tuona asserendo che se la rivoluzione dovesse imporsi la Libia cadrebbe in pasto ai fondamentalisti di al qauaida cercando in tal modo di scoraggiare l’occidente a dar man forte ai rivoltosi. Intanto è riuscito a investire miliardi di petrodollari per assoldare non truppe ma eserciti mercenari con i quali sta riguadagnando le posizioni perse in partenza.
I rivoltosi libici affermano che la loro rivolta non ha nulla da spartire con i fondamentalisti e c’è da crederci perché almeno fino ad oggi non ci sono state avvisaglie di proclami da parte dei seguaci di Bin Laden.
Identico discorso è valido per le sommosse in Tunisia, Egitto, Marocco, Yemen. Manca in questo elenco l’Algeria, ed il fatto è piuttosto strano poiché proprio in quello stato nord africano per anni, fino all’altro ieri, il fondamentalismo ha dato parecchio filo da torcere al potere governativo.
Tanto premesso la riflessione, come suol dirsi, sorge spontanea, ma dove sono gli integralisti? Possibile che nel covo dove si è rintanato Bin Laden non vi sia alcun modo di fargli arrivare le notizie dal mondo? Possibile che uno sconvolgimento così epocale non abbia attirato quanto meno l’attenzione del re dei sabotatori e agitatori islamici? Vien quasi da pensare che vi sia tra le fila dei fondamentalisti il più alto menefreghismo per quanto riguarda il mondo islamico nord africano, cosa che appare tanto improbabile quanto sconvolgente.
E’ pur vero che le masse proletarie del nord africa si sono agitate per malumori di pancia e ribellate per necessita virtù contro un potere dittatoriale tenuto più o meno fermamente da pochi dittatori, rivestiti da una falsa patina democratica, ma bisogna anche ricordare che in Egitto, al pari dell’Algeria, i fondamentalisti sono stati molto attivi in passato. In passato, già, ma ora? Dove sono finiti gli attentatori dinamitardi che hanno scatenato il terrore sulla costa egiziana del mar Rosso? Non cito i luoghi per pura ignoranza linguistica, ma ci capiamo lo stesso.
Il tutto è avvenuto in poco più di una quarantina di giorni, Ben Alì e Mubarak buttati fuori, estromessi dal potere con grande debacle della loro salute, il primo pare sia morto e il secondo starebbe più di la che di qua. Curioso come il mondo sia piccolo, quando un potente cade rovinosamente la prima certezza della sua caduta è il malessere fisico. A farci caso avviene anche dalle nostre parti, appena un furbetto, di quartiere e non, viene accompagnato in luoghi di villeggiatura con gradevole temperatura dopo un paio di giorni comincia a star male e gli avvocati ne richiedono a gran voce il reintegro nella società per incompatibilità di salute. Evidentemente a Ben Alì e a Mubarack non sono riusciti a dar loro degli avvocati efficienti.
Ma torniamo alla domanda di fondo, Bin Laden dov’è? Uno stratega come lui avrebbe cavalcato con gioia l’onda della sommossa in quei paesi, soprattutto in Egitto dove pare si stia accendendo un altro fuoco sociale tra musulmani e copti e, invece, latita come un timido scolaretto che evita di farsi interrogare per non aver studiato.
Eppure lo stesso personaggio dieci anni fa ha scatenato il più mirabolante attentato alla società occidentale con l’abbattimento delle torri americane e il quasi riuscito affondo al Pentagono. Si è fatto riprendere con tanto di mitra in mano pronto a scatenare la più grande guerra santa islamica costringendo la famiglia Bush a dichiaragli guerra e a invadere l’Irak ufficialmente e l’Afganistan ufficiosamente per distruggerlo. Fino ad oggi non vi è alcuna certezza che tanto sia avvenuto anzi, ultimamente Bin Laden, quasi per nulla invecchiato perché spettrale appare oggi come ieri, ha lanciato ulteriori proclami velleitari, molto velleitari per la verità da sembrare l’eco non sopita di quelli ultradecennali.
Ma Bin Laden non è a conoscenza delle sommosse nord africane, né della cacciata di Ben Alì né di quella di Mubarak, forse si è preso un periodo di ferie arretrate andando a svernare in qualche isola caraibica, a dispetto di terremoti e conseguenti tsunami.
A questo punto la domanda da farsi è: pare credibile tutto questo? In un mondo dove i mass media la fanno da signori dei fondamentalisti non vi è alcuna traccia.
Sono scomparsi improvvisamente oggi o non vi sono mai stati? E quelli che tutti credevano lo fossero ieri in realtà non era che un gigantesco fumo negli occhi per offuscare la nostra visione delle cose e dar credibilità a tutto ciò che ci veniva mostrato come fatti imprescindibili?
In dieci anni abbiamo sentito alte voci levarsi accusatorie contro il reale attentato alle torri gemelli ai quali abbiamo risposto con un sorrisino e facendo spallucce. “fantascienza, anzi fantapolitica” abbiamo detto passando oltre, poi abbiamo constatato come la più grande potenza mondiale, con il beneplacito di tutte le potenze atomiche del pianeta, non sia riuscita a debellare il terrorismo e nemmeno a catturare il suo capo spirituale e materiale, Bin Laden, nemmeno a trovarne il cadavere, magari defunto per morte naturale o malattia, cosa nient’affatto esagerata considerata l’apparente stato di salute mostrato dalle immagini.
Le conclusioni non tardano ad arrivare, Bin Laden probabilmente è tanto reale quanto lo sia stato Zorro, è vero lascia il segno, ma solo cinematograficamente. Il fondamentalismo si serve di un personaggio astratto per condurre una lotta senza quartiere contro l’occidente e nelle vicende nord africane si è fatto sorprendere tanto quanto lo è stato l’occidente. Come questo non è riuscito a prendere immediate decisioni e relative posizioni in merito, escludendo dai ragionamenti le considerazioni di real politik, per gli stessi motivi il fondamentalismo si è fatto superare dagli eventi in modo tale che uscire allo scoperto oggi appare poco credibile per la sua causa.
Ciò che rende invece credibili queste riflessioni è l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti di Gheddafi che sventola il pericolo dell’integralismo. Come sempre le super potenze non riescono a prendere una sana e immediata decisione come se il ventilato pericolo di Gheddafi non faccia alcuna paura. In effetti può un nemico immaginario far paura?

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