Seduta di bianco a cogliere fiori,
s’adagia una fanciulla
nel giardino che fu d’Europa.
Con un sorriso ella si tende
ad ogni mossa dello Scirocco,
carezzevole la guancia,
guarda lo stelo suo prigioniero,
un giovane già reciso,
ancora prima di sapere vivere.
Eppure raggrinzisce un fiore
chiuso in una mano,
se cade poi preda del buio,
solo così muore.
Nella luce tutto traspare:
strana è l’età e scivola in un attimo,
quando l’eterno divenire avanza
tra le ombre senza sosta,
come un magma al corpo già s’attacca,
ma con l’idea già vede,
peregrina la sua strada mai finire.
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