prima che i tuoi occhi guardassero il sole,
le corolle inanimate,
l'orizzonte che minaccia le passioni
prima che i tuoi occhi spogliassero le rose
i rovi, le sembianze dell'inverno
e il fuoco inerme
prima che i tuoi occhi pesassero le lacrime
l'impensato della notte
e prima che ti fossero di parte
confortandoti di sera
prima che i tuoi occhi affilassero un'idea,
la premura e la bellezza,
e il pudore dell'angoscia
prima che i tuoi occhi si voltassero feriti
consumandoti sentenza e precisione
oltre il dubbio dell'aurora
è così che li vorrei, mio stupore
con le palpebre socchiuse dell'infanzia
innocenti e senza credo, con il senso per l'ignoto
erano doveri le nubi di quei giorni
scure meraviglie e fauci in volo
pronte a dire l'irreale
le stagioni t'imbrogliavano a intervalli
insegnandoti l'attesa delle foglie
e l'atroce del domani
forse ero la terra che pestavi
senza quiete né tristezza
forse ero l'assenza o la rovina
la tua ruga già affidata
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