Amo Gennaio. non la sua grave promessa.
Amo il mese famulo dell'anno,
il pallido reduce del solstizio.
Amo l'umile usciere dell'inizio
che con la sua, con ciò che gli rimase,
fece degne ad altri undici le case.
Amo il mese che un prodigio
di silenzio onora, amo l'ora
per tutte le ore serrate
come l'ala calda dell'uccello
che serba occulta la favilla
che incendierà l'Estate.
Venero l'avo che mi fece erede
dell'intatta differenza di ogni dio,
che consola chi non conforta fede,
venero il maestro muto dell'oblìo.
E per come passa e scompare,
per come se ne va composto e senza affanno,
ancora di più mi piace e stringe,
per il disgusto delle maschere che finge
nell'orgia illusa Carnevale in danno,
di come l'accolta sua ebbra dipinge
le favole ritrite che comporranno un anno.
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