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Rapporto sulla Cina di Lina Unali

Argomento: Letteratura

di Maria Pina Ciancio
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Pubblicato il 17/04/2013 21:34:02

Il libro di Lina Unali, Rapporto sulla Cina, può essere, più di altri, considerato multifocale o plurimo. Ciò spiega perché ogni recensore tenderà a conquistarsi un punto di osservazione particolare lavorando su un aspetto e tralasciando gli altri.

Qui si sceglie di trattare la prospettiva didascalica che sembra veramente notevole all’interno del libro e con ciò si intende qualcosa che nel linguaggio comune potrebbe essere sintetizzato con la frase: “Non sapete veramente come stanno le cose. Non stanno come credete. I rapporti, ad esempio, tra la Cina e il Tibet non sono quelli che immaginate. I rapporti tra la lingua cinese e la lingua giapponese possono essere descritti nel modo seguente”. In altre parole, Unali cerca di avvicinare il lettore o lo scolaro a eventi ignoti ai più o su cui non c’è stata una reale riflessione. Come fa lo scrittore britannico William Dalrymple a dire che Marco Polo era solo un mercante, se l’imperatore Kublai Khan si serve di lui come ambasciatore per due o tre decenni? Come fa a dire che il palazzo costruito a Venezia fosse il frutto dei suoi commerci in Asia, se si sa che discendeva “da una famiglia patrizia di facoltosi mercanti”? Quanto si dice su Dalrymple si ricava dal successivo lavoro in corso di pubblicazione sulla rivista online Testo e Senso che ho avuto modo di vedere in anteprima.

Tutto quello che si è detto ha come mira l’insegnamento di una realtà diversa da quella immaginata. Lo spirito che anima la studiosa è, da un lato, definibile come appassionato nei confronti della Cina e, dall’altro, polemico verso quel che generalmente si dice su di essa, fortemente polemico, anzi non sembra che delle informazioni comunemente diffuse se ne salvi una. E qui comincia la sfilza di domande: si sa che ci sono templi tibetani all’interno di templi cinesi? Si tiene conto del fatto che alcuni paesi dell’Asia, ivi inclusi la Corea, il Tibet e il Giappone, erano legati alla Cina da un rapporto di vassallaggio? Si sa che nel territorio cinese ci sono templi tibetani aperti e pubblicizzati che non sembrano oggetto di alcuna proibizione (vedi Xinin nella provincia del Gansu o altri nel Yunnan, a ben 1500 km da Llasa)? Si sa della conversione alla religione musulmana di parte della Mongolia e del fatto che l’occupazione del Xinjiang da parte di uygur, gruppi etnici musulmani, non possa dunque essere precedente al 632, data della morte di Maometto, e che le dinastie cinesi occupavano il territorio dai tempi della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), cioè dai tempi delle guerre tra Roma e Cartagine?

Il volume racchiude anche al suo interno, come perle, un centinaio di pagine dedicate agli scrittori europei e a Ezra Pound in cui quel che si legge è quel che non si conosce o di cui non si tiene conto abbastanza: che Leopardi seguisse da vicino i lavori di Sir William Jones, fondatore della Asiatick Society of Bengal e discutesse sui caratteri cinesi che non gli piacevano per niente; che Jane Austen, sempre rinchiusa dai critici nei suoi orizzonti domestici, seguisse con la mente e con l’affetto i suoi due illustri fratelli ammiragli nelle terre oltremare e che nella sua casa fosse stato allevato il figlio di Lord Hastings, governatore dell’India; che Kafka ridesse della Grande Muraglia, perché secondo i suoi calcoli e la sua conoscenza degli eventi non esisteva realmente, era una strana illusione; che Voltaire vedesse l’imperatore mongolo Kublai Khan come un portatore di distruzione di civiltà, degno esponente dell’ideale rousseauiano del buon selvaggio da lui disprezzato. Pound, poi, aveva studiato cinese non solo ai tempi della formulazione dell’Imagismo, intorno al 1913, ma per tutta la vita, fino alla fine, fino al momento dell’arresto.

Lina Unali mira anche a insegnare una cosa fondamentale: è meglio avvicinarsi a realtà così complesse tramite una conoscenza seppur minima della lingua, assimilata in piccole dosi, ma che è sempre meglio di niente quando ci si accosta a una nazione e a un popolo.

 

Lina Unali, Rapporto sulla Cina, Editori Riuniti University Press, Roma, 2012, pp. 320. ISBN 9788864730967. € 20,00

 


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