Già da qualche anno Fernanda andava a farsi psicoanalizzare. Il medico che la curava (un tipo di bocca buona e rotto anche alle esperienze più bizzarre) di lei si era rotto nel senso più papale.
Non ne poteva più di quella tizia che si portava addietro delle vetuste ciabatte per poi, da sdraiata, dire che erano le scarpette di Cenerentola.
E non solo per questo. Ma perché ultimamente l’aveva preso di mira mettendoselo in ogni pensiero e in ogni dire o fare che vi ricamava.
Su di lui riversava il suo io frantumato in mille pezzi sgravati da quello centrale.
A ognuno aveva dato un nome: maschile, femminile, senza sesso, con sesso inverso. Rimanendo in tema, c’era da impazzire.
E ora che arrivava carnevale “la cosa” diventava più complessa.
Doveva misurarsi con maschere vere, che avevano una loro ragione d’essere pur senza essere. Per via di discorsi e significanti, di “caratteri”
simboleggianti l’ambivalenza di varia umanità applicata al rapportarsi con se stessi, i propri simili, e ogni circondario.
Questo almeno doveva capirlo anche se dura d’orecchio.
Eppure … eppure non perdeva il “vizio” di proliferare. Manco fosse stata invitata alla moltiplicazione dei pani e dei pesci!
Il dottor Niev era dunque demotivato. E quel giorno decise di comunicare a Fernanda la sua decisione.
Dopo averla fatta accomodare su una sedia, chiamò la sua assistente Eva Allupatasulfuoco tanto per avere una specie di conforto morale.
- Signora, spero comprenderà quanto … ehm … sto per dirle.
- Siiiiii?
- Non è più il caso che venga qui … è inutile che io le faccia spendere tempo e denaro quando non ritengo di poter guarire i suoi disturbi … mentali. Le consiglio di consultare un altro, certo più in gamba di me.
- Ma va là! Dopo così tanto tempo?
- Appunto. Tutti i suoi disturbi invece di regredire persistono e si ampliano. Non ha collaborato quanto avrebbe dovuto e potuto.
Insiste nei suoi sdoppiamenti proliferanti e ora ne ho lo studio pieno, al limite dallo scoppiare. Lei sollecita troppo le sue molteplici personalità!
- Forse dovrebbe ricorrere alla “masturbazione assistita”! Affermò d’improvviso l’assistente.
Bel termine pensò il medico, ignorando che l’Autrice lo aveva preso da un’altra parte appunto per lo stesso motivo.
- Non importa, in fondo me l’aspettavo. Ma siamo a Carnevale e ogni scherzo vale!
Si rispose Fernanda davanti allo specchio del bagno. Perché fisicamente lì c’era solo lei.
Conclusione:
In certi casi proprio dallo specchio si riflette la verità. Almeno quella che si può solo guardare.
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