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Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani

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eBook n. 177 :: Il Giardino di Babuk - Proust en Italie 2015, di Aa. Vv.
LaRecherche.it [Poesia e Narrativa]

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# 22 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Gianfranco Martana - 07/04/2015 13:27:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Come promesso, ho letto tutti i racconti pubblicati nella raccolta. Il mio preferito è fra i menzionati: "Quel che vide Silveria" di Alfonso Lentini. L’autore riesce benissimo a proporre elementi surreali e invenzioni linguistiche senza far mai sfilacciare il racconto o farlo deragliare verso l’incomprensibile, con ironia e asciutta compassione per le vicende umane. Ho anche letto, però, racconti dal piglio eccessivamente cronachistico o troppo programmaticamente oscuri o sentimentali per i miei gusti. In quasi tutti ho incontrato qualche frase azzeccata, ma anche dei refusi, e in alcuni qualche scivolone sintattico. Nel complesso, mi aspettavo anch’io qualcosa di più da una platea di concorrenti tanto vasta. Ovviamente, parte delle critiche da me fatte possano essere rivolte anche al mio racconto. Le aspetto con curiosità.

 Gianfranco Martana - 29/03/2015 16:16:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Nicola, permettimi di non condividere il tuo commento. Nel momento in cui decidiamo di sottoporre i nostri lavori al giudizio dei lettori, tale giudizio non può essere in nessun modo imbrigliato, edulcorato, reso aderente ai nostri desideri. Anche a me avrebbe fatto piacere un giudizio medio di 28, invece del 23,48 che ho ottenuto, ma questo è stato il responso della giuria, e lo accetto di buon grado, perché mi fa riflettere sul fatto che c’è tanta strada da fare per arrivare al racconto "perfetto" :) Un caro saluto, e le mie congratulazioni per la tua brillante vittoria!

 Roberto Maggiani - 29/03/2015 15:04:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Per me, come giurato, e anche come Presidente, è stata una esperienza molto bella, per quanto faticosa. Al termine del gioco sono arrivati in vetta alla classifica testi poetici e narrativi che leggo e rileggo con grande piacere; la giuria ha saputo riconoscere in essi il lavorio serio e indefesso dello scrittore. Ovviamente, come giurato, ho avuto modo di leggere tutte le centinaia di testi arrivati, e quello che volevo sottolineare nel mio discorso alla premiazione è che la poesia e la scrittura in generale non sono un fatto scontato, bisogna lavorare e molto. Non penso che ciò significhi sminuire il lavoro di coloro che già, appunto, lavorano sodo, sanno scrivere e riscrivere i testi fino a ottenere un’Opera. Il mio auspicio e che tutti inizino a farlo per donarci la loro scrittura in forma di Opera d’arte, come gli autori dei testi qui proposti in ebook, ma non solo loro tra quelli pervenuti, hanno saputo fare. Grazie.

 Nicola Romano - 29/03/2015 14:49:00 [ leggi altri commenti di Nicola Romano » ]

Se mi è permesso dire, in qualità di vincitore della sezione Poesia del Premio "Il giardino di Babuk", trovo lievemente e stranamente ingeneroso - anche se ammissibile - qualche commento sugli esiti del suddetto Premio. Premetto, per quel che mi riguarda, che la partecipazione al concorso è stata invogliata sia dalla serietà professionale di tutta quanta la redazione de «La Recherche» e sia dall’alta competenza critica della Giuria predisposta, e ciò avrà senz’altro influito sull’elevata partecipazione alle due sezioni. E questo, costituisce in buona sostanza un plauso che si dovrebbe cogliere da parte degli organizzatori come da parte dei giurati.
Come notorio, il bando conteneva al suo interno dei rigidi paletti, recitando perfino che se le opere non avessero raggiunto il punteggio medio di 23 punti il Premio (in denaro o meno) non sarebbe stato assegnato. Orbene, per il segmento della poesia, su circa 600 partecipanti ne è stato selezionato il 5%, e su questo ancora il 30%. In tale percorso ristretto e accidentato, alcuni autori hanno avuto "la fortuna" di superare i 23/30 attraverso i voti espressi con convinzione dai giurati, i quali forse potrebbero solamente dire: "Abbiamo fatto fuoco con la legna che avevamo!"
Ma intanto il fuoco è stato fatto, il Premio ha avuto assicurate le sue rigidità, gli autori si sono confrontati a viso aperto con le finalità e con le modalità del Premio, e allora cosa spigolare ancora con il probabile risultato di veder svilire un riconoscimento benevolmente ricevuto?
Penso che ogni altra considerazione e ogni altra doverosa indagine potrebbero far parte di un incontro "altro" o di un convegno sulla condizione e sulla salute della poesia oggi, mentre nello specifico adesso dovremmo dimostrare soltanto letizia per un servizio reso alla poesia e che abbiamo tutti quanti, ciascuno nel proprio ruolo, onorato.

 Gianfranco Martana - 28/03/2015 19:27:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Ringrazio Franca e Maria per i loro commenti. Sulla poesia non mi esprimo. Sui racconti, appena riuscirò a leggerli tutti dichiarerò quale fra quelli pubblicati nell’ebook mi è piaciuto di più, e perché. Maria, anche voi giurati siete super partes, ora che il concorso è finito potete liberamente esprimere un giudizio più articolato! Spero di ricevere commenti da tutti, positivi o negativi non importa: sono sempre stato dell’idea che chi dedica del tempo a un tuo testo vada ringraziato a prescindere, e d’altra parte (banalità) ogni commento ragionato e ragionevole ci aiuta a migliorare. Bella anche l’idea della lettura: per quanto mi riguarda, consideratevi pure autorizzati :) Grazie ancora e a presto. Gianfranco.

 Maria Musik - 28/03/2015 07:27:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Bene: ora, un po’ di controcanto (Nel linguaggio musicale, disegno melodico secondario sovrapposto o sottoposto al disegno melodico principale - Dizionario Treccani). Uso questo termine volutamente perchè il mio intervento non si oppone a quanto sino ad ora esposto ma, come una seconda voce, integra la melodia.
Parliamo delle opere di valore. A leggere questa pagina di commenti sembra non ce ne siano state... ma questo eBook testimonia il contrario. Fra gli autori, molti facevano parte anche della mia top ten e alcuni di quelli più in basso in graduatoria avrebbero potuto esserci. Sia fra le poesie e, ancor di più fra i racconti (che, scusate, non son figli di un dio minore), ho trovato fiori degni del Giardino di Babuk e, previa l’autorizzazione della redazione e degli autori, mi piacerebbe proporli alla vostra lettura. Anzi, mi piacerebbe che ci si incontrasse per leggerli insieme: un dopo Premio, insomma.
Non so se sarà possibile: quel che so è che qui è possibile commentare dei testi e mi piacerebbe che, dopo aver esposte le dovute e doverose considerazioni del caso, ci si concentrasse su poeti e narratori per restituire loro i vostri feedback. La giuria lo ha fatto con dei voti: voi potete essere previlegiati, in quanto super partes, ed esprimervi fuori dal limite rigoroso d’un voto.

 Franca Alaimo - 26/03/2015 19:02:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Al premio “Giardini di Babuk”, lanciato per l’anno 2015 dalla rivista on-line La recherche, hanno partecipato circa mille autori, senza contare quelli che ne sono stati esclusi per non avere rispettato integralmente le regole del bando. Un numero davvero alto che conferma l’ampio seguito di lettori della rivista diretta con autentica passione da Roberto Maggiani e Giuliano Brenna. Domenica 22, a Roma, si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori. Si può dire, dunque, terminata la fatica di quanti si sono spesi per l’organizzazione del premio e per la valutazione (me compresa) dei testi.
E tuttavia sarebbe semplice archiviare questa esperienza, senza trarne qualche considerazione utile alla comprensione del mondo letterario contemporaneo. La prima che mi viene in mente è la varietà degli stili che caratterizza i testi poetici: da quelli quasi scolastici che sembrano riproporre autori del passato, dei quali è stato adottato perfino il registro lessicale (così che, nel leggerle, mi è sembrato di tornare indietro di un secolo o più), a quelli più sperimentali in cui la parola si frange e quasi balbetta fino all’oscurità, e che sembrano, invece, rifarsi ad alcuni maestri del Novecento italiano e non solo. La qual cosa confermerebbe la mancanza di scuole e di apripista in questo inizio del terzo millennio. I poeti sembrano davvero soli in questo mare magnum di colleghi versificatori e già è tanto se scelgono dei modelli. Ma la cosa che più stupisce è come venga malintesa la libertà della poesia dalle gabbie metriche e dai generi che per tanti secoli l’hanno costretta, con il risultato che soltanto l’andare a capo in molti casi permette di distinguere certi testi dalla prosa, essendo stata abolita la ricerca della musicalità e dell’effetto dirompente del linguaggio poetico come quello che ha il compito di andare oltre la realtà che si vede e oltre i meccanismi del parlare comune.
Molte poesie non sembrano altro che riflessioni banali, pagine di diario, resoconti di emozioni personali, pezzi di bravura descrittiva. Altra questione viene sollevata dalla cosiddetta poesia impegnata, la quale è di per sé utile e importante in quanto costituisce il più autentico termometro della sofferenza dell’uomo di fronte ai mali del mondo, il più libero spazio di denuncia e di rivoluzione; essa, però, non può assumere i toni di una spicciola oratoria o di una presa di posizione etica; ma è chiamata a calare tutto questo all’interno di una novità di linguaggio e di stile.
Queste note non vogliono suonare come espressione di biasimo, ma di sconforto sì.
Che tante persone si cimentino nella scrittura poetica è una cosa positiva; anzi, è un loro diritto sacrosanto farlo, ma a patto di non sentirsi, solo perché si scrivono “versi”, (o, meglio, periodi franti perché ad un certo punto vanno a capo), dei grandi poeti. Purtroppo, spesso, ho trovato nei testi degli errori di grammatica o di sintassi e inesattezze lessicali molto evidenti, che la dicono lunga sulla preparazione culturale degli autori. E, dunque, nonostante la quantità dei testi poetici giunti, pochi sono quelli che hanno superato nettamente la soglia della sufficienza.
Per quanto riguarda i testi narrativi, il livello medio si è tenuto più alto; essi aderiscono ai generi più diversi e, perciò, a registri lessicali e tòpoi molto distanti fra loro. Alcuni hanno dato l’impressione di essere soltanto la parte iniziale di un romanzo o di un racconto più lungo; altri, più che racconti, sono apparsi delle considerazioni personali sulla società odierna, altri delle pagine di diario; molti raccontano sogni, alcuni appaiono del tutto “assurdi” (bisognerebbe, a questo punto, fare un lungo discorso sulla differenza fra immaginazione e mancanza di schemi costruttivi).
Il difetto più marcato è sembrato la difficoltà di gestire in modo più agile le storie e non raramente si è colta la finzione, la scarsa adesione al contenuto, la mancanza di “verità”. Tuttavia scegliere dei testi meritevoli in prosa è stato più facile che per i testi poetici. Tutto ciò conferma che la poesia è un’arte difficilissima anche se, purtroppo, non lo crede più nessuno. Infatti, è assodato che la maggior parte dei poeti non legge la poesia degli altri, meno che mai quella dei classici. Ma, mentre il prosatore ha a disposizione molte parole per trasmettere un messaggio, la poesia deve farlo con poche parole e quest’ultime, anche nel caso in cui siano attinte dal parlato, debbono dare l’impressione di travalicarlo attraverso una serie di “salti” e “visioni”, che ne fanno qualcosa d’inaspettato, diretto non soltanto alla mente del lettore, ma alla sua intelligenza emotiva.
In ogni caso si è trattata di un’esperienza importante, che mi ha messa di fronte ai mondi personali di ciascun autore, che mi ha resa partecipe dei loro drammi personali, o mi ha proiettata in nuove dimensioni; che spesso mi ha commossa o regalato una nuova espressione di bellezza, un sogno da condividere per il nostro comune destino. Per questo a tutti gli autori, che hanno comunque arricchito la mia esperienza, va il mio più sincero grazie.

 Luciano Nanni - 25/03/2015 14:05:00 [ leggi altri commenti di Luciano Nanni » ]

Davvero impegnativo il compito della giuria. I testi selezionati sono senz’altro validi. Se proprio si vuole muovere qualche appunto: nelle poesie scarsa è la propensione a sperimentare nuovi modi espressivi; nei racconti, scritti quasi sempre in modo impeccabile, manca un po’ la cifra individuale della scrittura, e in particolare l’idea originale, come si incontra spesso in un Roald Dahl (un esempio fra i tanti).

 Gianfranco Martana - 24/03/2015 13:58:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Martana » ]

Salve a tutti. Ho scaricato l’ebook, ma per ora mi sono fermato all’interessante introduzione di Roberto Maggiani. Sono curioso soprattutto dei racconti, visto che con la poesia ho meno dimestichezza. Ho letto però tutti i vostri commenti, che trovo molto interessanti. Vorrei solo aggiungere, per il momento, che secondo me una tale mole di testi offre un punto di vista fenomenale sullo "stato dell’arte" in quell’ampia fascia di scrittori/poeti per lo più, immagino, inediti, e che quindi non fanno parte della letteratura "ufficiale", quella intorno alla quale si costruiscono recensioni, polemiche, correnti, imitatori, carriere eccetera. Più azzardato, secondo me, sarebbe voler giudicare il singolo autore da un racconto o da tre poesie. Nel mio caso, ad esempio, la scelta di "Come Quando Fuori Piove" è stata quasi obbligata: per rispettare il bando ho dovuto escluderne parecchi e, fra i pochi superstiti, ho scelto quello che mi sembrava più adatto per il tipo di concorso, forse anche per certe mie sensazioni (magari errate) su organizzatori e giuria. Questo per dire che un autore scrive testi anche molto diversi fra loro. Io ne ho scritti di surreali, "sociali", ho usato il dialetto, mi sono spinto fin quasi al grottesco (chi di voi fosse curioso di leggerli, sa dove trovarli). Insomma, spesso è l’idea iniziale che determina lo stile e il passo del racconto. A volte è un personaggio che informa di sé tutta la storia, e all’autore non resta che assecondare, guidandola, frenandola, spingendola, la materia che gli è finita tra le mani. Tutto qui, giusto un piccolo contributo, più che altro un saluto, sperando di poter partecipare con più assiduità nel prossimo futuro. Di nuovo i miei ringraziamenti più sentiti alla giuria, e ad Antonio Viciani per l’apprezzamento. A presto, Gianfranco.

 Eugenio Nastasi - 24/03/2015 12:17:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

La fatica più grande nello scorrere poesie e prose in concorso,e credetemi è stata un impegno veramente estenuante, è stata quella di cercare di capire l’intenzione dello scrivente, dove voleva arrivare.
Chi viene invitato in una giuria ha il dovere di lasciare a casa preconcetti di sorta, salvo mettersi pazientemente a leggere un prodotto che abbia i prerequisiti della forma grammaticale (in primis) e della sostanza dopo. A me è parso, come è stato recitato durante lo svolgimento della cerimonia, che spesso si è avuta l’impressione che a scrivere fosse lo stesso autore, tanto mi è parsa l’omologazione dei temi e la quotidianità fritta e rifritta del narrato. Le poesie, poi, in gran parte, parevano sdoganate da ogni regola, come dire figlie della comunicazione "liquida", senza cioè quegli elementi-base che fermano il senso e partono da un vero sentire il "poiein" e quindi lavorarci sopra con sgorbie e bulini di vocaboli, fermarsi dopo la scrittura e far decantare il prodotto, per provare a distanza di qualche giorno se l’effetto è quello cercato.
I giurati e il parere di Gio Ferri fa scuola, sparato com’è in punta di coltello, non vogliono fare i maestri della buona scrittura, per carità, ma si aspettano solidità di contenuto e di forma per poi passare alla fantasia della scrittura e alla bravura delle perifrasi. Il lessico, poi, è l’elemento che distingue una prova dall’altra: chi ha affinato il suo strumento scritturale alla scuola dei classici, potrà anche mandarli all’aria, ma quando scrive "quella lezione" gli è rimasta dentro. Per un concorso nuovo ci si aspettava, si è detto, maggior ironia, fantasia e invenzione, quel pizzico di follia e di eresia che stravolgono il dettato, che fanno dire: questa è una buona pagina, un buon inizio.
C’è stato, allora, l’autore navigato che alla fine ha prevalso su tutti, e non sapevamo chi era; c’è stato il nuovo che, col colpo di genio ha saputo chiudere il suo racconto e magari era un principiante. Per il resto...una grande lavoro di cerca dell’oro che qua e là spuntava a granelli.
Tra i giurati, e vado a concludere chiedendo venia, c’erano due specialisti del mostro sacro a cui s’ispirava l’aura del concorso, quel Proust che, come spesso Gennaro Oliviero e Giuliano Brenna lasciano intendere, contiene tutto il dicibile per dirsi narratore: follia e nonchalance, poesia e filosofia, invenzione e ripetizione, curiosità e ironia, similitudini al limite e descrizioni cerebrali, e quel periodo lungo che se non ci prendi mano ti dissangua il tempo, ma lui il tempo l’ha ritrovato immergendosi e immedesimandosi nei suoi personaggi come dizione e osservando e osservando la tipologia umana con cui viveva o sopravviva per costruire un canone scritturale che ancora fa scuola.

 Nando - 24/03/2015 07:46:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Mai mi permetterei di criticare i critici, né la mia riflessione è partita da aspettative personali, sappiamo tutti che non ne ho se non quella di accettarmi nel respiro, né discuto la scarsa qualità della scrittura riscontrata tra i testi a concorso e il bisogno di migliorarla continuamente (qualora ci sia una vocazione di scrittura alla base), semplicemente trovo "clericale" il volere a tutti i costi richiamare la poesia al confronto con i suoi contemporanei, è una possibilità ottima ma, da ignorante quale sono, non inevitabile, altrimenti, qui il !clericale", torniamo a volre una sola teologia, una rigida ortodossia, una "chiesa" confinata nelle strettoie delle concezioni sempre insufficienti a contenere l’ampiezza e la profondità del suo oggetto, in questo caso la poesia.
Certo che il bambino nato va aiutato a crescere, il rischio dei genitori è di volerlo formare secondo una propria idea di figlio, mentre educare è aiutare l’emersione dell’originalità dell’educando, anche se nei tratti familiari.
Avevo già scritto, le note di Roberto sono notevoli spunti di confronto pubblico sul tema, a ciò mi riferivo, indirettamente alla critica esperta, non ai giurati particolari, di cui stimo perizia di giudizio ed onestà d’intento.
Grazie, Maria, di questo spazio dialoganlte

 Maria Musik - 24/03/2015 06:46:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Desidero spendere una parola sulle considerazioni espresse da Roberto. Mi rendo perfettamente conto che, a un primo impatto, si resti delusi, quasi amareggiati ma, dopo, bisogna fermarsi a riflettere. Se LaRecherche.it avesse organizzato il Premio con le intenzioni e le modalità di altre (non tutte) iniziative simili, non avreste mai ascoltato e lette parole come quelle di Roberto. Sarebbe stata una pioggia di complimenti. Ma noi nasciamo per la divulgazione e per la promozione della crescita di TUTTI: questo impone accoglienza e gratuità ma coniugate a rigore e serena verità. Per tornare all’esempio di Nando: “la poesia o meglio una scrittura poetica, è un’urgenza nel ventre fecondato e preme per vedere la luce, prima ancora di porsi il problema dei propri tratti somatici”. Vero: un feto cresce nel ventre di sua madre e, quando il tempo è finito, vuole uscirne e non si chiede nulla su quello che sarà. Ma dopo il parto, il bambino cresce e si guarda allo specchio e matura anche grazie al concorso di tante persone che in tale crescita lo accompagnano.
Per un testo letterario è la stessa cosa. Nasce dall’impulso creativo (e non per vincere un Premio): nasce per vivere e donarsi. Nasce, però, anche per crescere e superarsi (specie se il Bimbo che si specchia resta bambino e non diventa Narciso). Un bimbo per divenire più forte e bello e “saggio” deve essere amato, nutrirsi bene, fare movimento, giocare e… studiare. E cosa vuol dire studiare: essere una scatola vuota che altri riempiono di conoscenze? No: l’apprendimento è esperienza del sapere e del bello. Insomma, se dopo una esperienza d’apprendimento e di bellezza come quella di domenica, che si sia usciti vincitori o meno, non si sente la necessità di “lavorare” sulla propria scrittura e comiciare a farlo dal leggere e confrontarsi, specie con i contemporanei, si rimane fermi.
Scusa Nando, non è che ce l’abbia con te, ma ciò che hai scritto mi ha colpita: se fossi stato presente, avresti incontrato alcuni esponenti di quella critica che hai ingiustamente etichettata come “clericale” e li avresti scoperti quali esperti assolutamente non dogmatici. E avresti goduto dell’incipit, quando Giuliano, che spero ci proporrà un articolo sul tema, ha aperto con una lettura di Proust sul” risorgere della verità dal passato, che consente di proiettare il presente verso il futuro... È il motore di tutta la Recherche. Il tempo che cancella gli orpelli e restituisce i sentimenti”… quelli che sono mancati a molti dei testi in concorso.
Avrei tanto altro da dire… ci sarà tempo.

 Met Sambiase - 23/03/2015 22:54:00 [ leggi altri commenti di Met Sambiase » ]

Da dove cominciare? Dal gruppo di lavoro sicuramente. Siete stati profondamente bravi, redattori\trici della Recherche. Lo siete sempre naturalmente, altrimenti come spiegarsi il grande seguito del concorso? Io, infatti, aggiungerei alla possibilità interpretativa del successo non tanto il premio in denaro,ma un’altra valutazione. "Noi" abbiamo partecipato così numerosi perché voi della LaRecherche avete conquistato spazio, fiducia e stima da tanto tempo nel nostro micromondo poetico, e se chiamate, noi arriviamo.
Sulle riflessioni dell’introduzione di Roberto, si potranno aprire anche altri sguardi su cosa e come leggere poesia (si, leggere, verbo primo dell’atto dello scrivere, con tutta l’umiltà e la passione possibile), tra la scelta di un testo "minore" di intensità e di scrittura e un altro che della scrittura ne fa vita propria e luogo di vita. Ma bisogna ora fermarsi sui testi offerti dal "giardino" e ognuno poi farà suo un testo piuttosto che un altro, per affinità elettive misteriose, ma avendo (tutti noi) sotto gli occhi la lettura del palmares, abbiamo la fortuna di essere nel "senso" profondo della buona poesia, e non ce la facciamo sfuggire. HO scaricato nel kindle l’ebook per meglio leggere la prosa, perché ho più dimestichezza con la poesia mentre sarò lenta con l’altra scrittura.
Per finire, vi ringrazio anche della menzione, e facendo sempre fatica a parlare di me in comunicazione diretta, altro non scrivo se non un grazie intimidito.
Grazie per ogni cosa.

 Nando - 23/03/2015 20:39:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Come già ho scritto, anch’io sono convinto che occorra interrogarsi ognuno sulla propria scrittura, sulla necessità, come pure ne ha già scritto Cristina, di lettura e continua autoformazione, ciò alfine di alimentare la propria eventuale vena poetica, ovvero nutrire mente e anima di lettore. Personalmente avverto tutta la mia ignoranza e le profonde lacune formative, che spesso avverto cenci indosso tra persone elegantemente rivestite di cultura. Tuttavia, la poesia o meglio una scrittura poetica, è un’urgenza nel ventre fecondato e preme per vedere la luce, prima ancora di porsi il problema dei propri tratti somatici; e nemmeno sono "istintivamente" d’accordo in completezza su quanto emerge dalla critica degli esperti, non eccependo sulla loro denuncia della carenza qualitativa degli scritti vagliati, quanto sulla loro corrispondenza alle aspettative di una critica letteraria che precede la scrittura e vorrebbe teorizzarla prima ancora dei suoi respiri (quanti autori oggi riconosciuti autorevoli riferimenti, al loro apparire furono ignorati dall’ establishment loro contemporaneo? Non scrivo questo perché ipotizzo analogie di produzione, non le credo e comunque non sarei in grado di riconoscerle); ecco, su questo atteggiamento "clericale" ho qualche perplessità. Infine, se fosse possibile, desidererei capire meglio il commento di Gio Ferri, laddove scrive di idee e tecniche (a proposito: anche la lista della spesa può diventare poesia, il limite non è il tema che si sceglie).

Grazie dell’attenzione

 Gio Ferri - 23/03/2015 18:20:00 [ leggi altri commenti di Gio Ferri » ]

Carissimi, il mio commento vi è già stato inviato mano a mano che completavo le valutazioni.
Dalle mie classifiche potrete ancora rilevare quei testi che non mi sono dispiaciuti. Purtroppo dai poeti del 2015 mi aspettavo qualche più ardita avventura linguistica... e contenutistica.... Troppi "racconti della nonna". Ho paura (e mi scuso per il mio personalissimo parere) che siamo tornati indietro di quasi un secolo.... Ma il mondo cambia e la poesia, se poesia dev’essere, dovrebbe anch’essa cambiare... Pazienza! Siamo al Pascoli o ben peggio,.... ma non siamo, ahinoi, ilPascoli!! Si usa la parola "poesia" sovente anche,,,, per la nota della spesa!!!
Quello che invece mi hanno felicemente sorpreso sono state la vostre straordinarie idee e tecniche utili alla lettura e valutazione del tutto. CONGRATULAZIONI VIVISSIME!!!
Gio Ferri

 Cristina Bizzarri - 23/03/2015 18:04:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Vorrei aggiungere alcune riflessioni a quello che, questa mattina, è stato più che altro un desiderio di dare il mio puntuale benvenuto, da lettrice affezionata al sito e scrittrice amatoriale di poesie quale io sono, all’uscita de "Il giardino di Babuk". Ho riletto con più calma le poesie, solo quelle per ora, e l’introduzione di Roberto Maggiani. Ho colto da parte sua un certo disappunto, e anche delusione, per il ivello dei testi, in particolare le poesie. Non per tutti e non per tutte, certo. Ma mi sembra che la conclusione a cui è giunto - e nelle citazioni iniziali è ben sottolineato - sia che è necessario, culturalmente e moralmente da parte di chi scrive, un maggiore studio, un ampliamento delle proprie conoscenze soprattutto per quanto riguarda l’"auto-aggiornamento", la conoscenza degli autori nel panorama non solo scontato dei cosiddetti autori classici ma anche delle nuove leve, degli autori contemporanei. Come non dargli ragione. Io ho partecipato a questo concorso con la consapevolezza di non averne tutti i requisiti, se non - forse a volte - qualche riga felice e alcuni momenti non scontati. Tutto qui. Ho trovato le poesie qui presenti "belle", lo penso davvero. Non tutte però mi hanno toccata profondamente e fatto vibrare. Non dico quali perché non credo sia qui il caso di farlo. Questo perché ognuno ha un proprio modo di sentire che a lui o a lei solo appartiene e non, a mio avviso, perché potrebbero essere tutte scritte da una stessa persona, come un membro della giuria ha detto. Vorrei in ogni caso concludere questa mia riflessione con un incoraggiamento a tutti noi "abitatori della Recherche" - chi a maggiore chi a minor titolo - a continuare a scrivere e ad essere autocritici verso quello che scriviamo. Infine, e questo lo dico soprattutto a me stessa che ormai non aspiro a diventare una "vera" scrittrice (ma chissà forse in sogno o in un’altra vita), non smettiamo mai di leggere, leggere, leggere. Un grazie a Roberto Maggiani e alla redazione per gli spunti di riflessione, per questa splendida finestra su un mondo sempre perfettibile e dinamico che è La Recherche.


 Gennaro Oliviero - 23/03/2015 16:05:00 [ leggi altri commenti di Gennaro Oliviero » ]

Il "Pré Catelan" di Napoli
"Babuk, nome di un indimenticabile gatto, che ho voluto "immortalare" eleggendolo a genius loci di un luogo, "Il Giardino di Babuk";nelle intenzioni di chi scrive è stato concepito nella suggestione del Giardino di Illiers-Combray (paese d’infanzia di Marcel Proust), creato dallo zio di Proust (Jules Amiot), il cui nome, "Pré Catelan", deriva da quello di un luogo del Bois de Boulogne di Parigi. Il "Pré Catelan" diventa nella "Recherche" il giardino di Swann a Tansonville.

 Nando - 23/03/2015 08:13:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Intanto devo chiedere scusa, sia alla Redazione sia agli Autori: avrei dovuto e voluto essere presente alla cerimonia di premiazione (avrei conosciuto e salutato volentieri gli Autori, avevo quasi un appuntamento con uno di loro), ma la disorganizzazione (non uso agende) e gli scherzi della memoria mi hanno fuorviato (ne avevo un vago sentore marzolino, impreciso e confuso sotto altri impegni famigliari) e fatto mancare questo appuntamento interessante. Mi associo poi ai ringraziamenti già espressi agli Organizzatori, ai loro Coadiutori e alla Redazione.
Ho soltanto iniziato a sfogliare il libro, sempre mi riprometto di leggere le pubblicazioni, ma il tempo è poco e le pagine, cartacee o elettroniche, molte; mi hanno però colpito alcune annotazioni, se non sbaglio di Roberto Maggiani, sulla qualità della scrittura poetica in concorso; su questo tornerò con attenzione e credo sia utile anche dibatterne ancora e insieme.
Auguri e complimenti a tutti, aspettando la prossima edizione.

 Antonio Viciani - 23/03/2015 07:46:00 [ leggi altri commenti di Antonio Viciani » ]

Credo che questo premio, alla sua prima edizione, possa diventare, per come è stato organizzato e per la qualit dei giurati, possa diventare un importante riferimento in Italia. Complimenti a voi che ci avete dato la possibilità di essere letti da altri appassionati della narrativa e della poesia. Ho letto il racconto di Martana e mi è piaciuto molto. Leggerò gli altri presto. Intanto mi permetto un piccolo suggerimento agli organizzatori riguardo la cerimonia. Sono mie semplici osservazioni, prendetele così. Mi piacerebbe di più, alla cerimonia, leggere per intero i primi tre classificati e sentire una motivazione del premio assegnato dopo la lettura. Potrei così partecipare più consapevolmente e sarebbe più piacevole la cerimonia. Leggere dei brevi estratti, se per la poesia può andare bene, per la narrativa non ha molto senso perché la validità di un racconto è composta di elementi che non possono essere raccolti in poche righe. Possiamo gradire la bellezza della lingua e poco altro. Quindi io leggerei i primi tre racconti classificati e le prime tre sillogi. Altro punto, le menzioni, che apprezzo. Sentire la motivazione della menzione tout court va bene ma il commento non mi dice molto perché non ho letto il brano. Anche qui, ascolto ma partecipo male perché non so di che si parla. Scusate se mi sono azzardato a commenti così liberi ma il contesto collaborativo che ho sentito negli organizzatori mi fa sentire di potermi azzardare. Dunque grazie, anche al piacevolissimo accompagnamento musicale, gradito molto. Auguri a tutti coloro che scrivono e che leggono. Lavoriamo tanto sempre e rendiamo le vite nostre e degli altri più intense e umane. Antonio.

 Cristina Bizzarri - 23/03/2015 07:31:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Complimenti ai vincitori. Ho letto le poesie, molto belle. Ho trovato stimolante e, come sempre, accuratamente e intelligentemente organizzato questo concorso. Un grazie alla redazione per questa ulteriore "fatica".

 Irene Carta - 22/03/2015 21:16:00 [ leggi altri commenti di Irene Carta » ]

Ottimo lavoro, mi dispiace solamente di non aver ancora capito come sia potuto accadere che le mie poesie non risultino neppure digitate. Sono convinta che il guasto ha impedito la loro registrazione. Ma va comunque bene, le poesie vincenti sono bellissime e l’iniziativa è stimolante.
Auguri a tutti.

 Emilio D’ANDREA - 22/03/2015 19:50:00 [ leggi altri commenti di Emilio D’ANDREA » ]

Un premio davvero interessante e completo.Complimenti agli organizzatori e alla giuria. Bravi Emilio D’Andrea